Mutuo casa luglio 2018: tassi a rischio aumento tra un anno.
Ultimamente stanno uscendo notizie e approfondimenti sulla correlazione tra la fine del Quantitative Easing e il mutuo casa. E in particolare gli effetti sui tassi. La situazione non sembra essere estremamente negativa, almeno non nel brevissimo termine. Secondo MutuiOnline, chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile, “non subirà alcun aumento almeno per un altro anno”. Di contro gli effetti più vistosi si vedranno sui mutui a tasso fisso; “ma perché con molta probabilità le banche aumenteranno lo spread per contrastare gli aumenti del costo del denaro sui finanziamenti”.
Mutuo casa: cosa determina il costo
Il sito ricorda infatti che sono due i fattori che determinano il costo del mutuo. Il primo è lo spread praticato dalle banche; vale a dire “il margine lordo che la banca si riserva sul finanziamento”; il secondo è invece l’Eurirs o Euribor, ovvero gli indici da seguire relativi rispettivamente ai mutui a tasso fisso e variabile. “Per adesso non c’è pericolo che Euribor ed Eurirs subiscano rialzi; visto che il loro andamento risponde a regole ben precise e a tempi che sono quelli stabiliti dalla Bce”. Banca Centrale che ha già rassicurato sulla stabilità dei tassi per un periodo più o meno lungo dopo la fine del QE.
Mutuo casa: fine del Quantitative Easing a dicembre, gli effetti
Infatti Mario Draghi ha affermato che gli acquisti della BCE resteranno invariati fino a settembre per 30 miliardi, per poi dimezzarsi fino a dicembre a 15 miliardi. Dopodiché, da dicembre in poi, più nulla. Tuttavia, Draghi ha anche espresso qualche rassicurazione. Dal 2020 la Banca centrale europea manterrà i suoi investimenti nelle banche. In ogni caso non ci saranno effetti catastrofici nel primo anno senza QE.
Anche per quanto riguarda i tassi di interesse, non dovrebbero esserci aumenti fino all’estate 2019. Da qui a un anno non dovrebbero quindi esserci drastiche variazioni. Secondo Idealista, il mutuo più conveniente resta sempre quello a tasso fisso, perché “ferma le condizioni del finanziamento ai parametri attuali, sui minimi storici”. Per quanto riguarda i mutui a tasso variabile il rischio è più elevato. “Nei prossimi ani l’aumento dei tassi potrebbe diventare consistente”.
Sul fronte mutui, ancora più ottimismo lo registra Il Sole 24 Ore. Senza fare distinzioni tra mutui a tasso fisso e quelli a tasso variabile. “Siamo da tempo sicuri che gli attuali livelli degli Euribor (-0,32% quello trimestrale e -0,37% quello mensile) più in basso di così non potranno andare. Ma a questo punto Draghi ha lasciato intendere che il quadro resterà tale almeno per un altro anno”. Inoltre, guardando all’andamento dei tassi dei Libor USA negli ultimi anni (gli Stati Uniti in termini di QE ci hanno preceduto di 4 anni), emergono nuovi spiragli. “Per il tasso dell’Eurozona avremmo un ritorno a valori positivi fra un anno e mezzo, cioè negli ultimi mesi del 2019. Per raggiungere l’1% occorrerebbe aspettare altri 2 anni”. Ma a voler approfondire ulteriormente la questione non è detto che l’Europa seguirà passo passo gli Stati Uniti, anche in merito alle tempistiche; che nel Vecchio Continente potrebbero essere più lunghe.