Dopo il successo tedesco ai mondiali brasiliani, si è iniziato a parlare ( e a sparlare) dei vivai calcistici poiché, secondo molti addetti ai lavori, la vittoria della Germania parte proprio dal settore giovanile.
Che in Italia i giovani nostrani vengano lasciati marcire in panchina, girati in prestito a squadre di bassa categoria o usati come merce di scambio non è più un mistero, anzi, è diventato un luogo comune. Luogo comune che difficilmente verrà sfatato nel caso Albertini non riuscisse a battere Tavecchio nello scontro per la poltrona di presidente della FIGC. L’ex mediano rossonero, infatti, ha fatto dei giovani e delle giovanili uno dei suoi cavalli di battaglia elettorali; anche ieri, durante il botta e risposta su Twitter, Albertini ha ribadito: “Dobbiamo ringiovanire campionato inserendo almeno 10 giocatori dai vivai italiani, siamo il secondo campionato più vecchio d’Europa. Gli italiani raggiungono le 100 partite a 27 anni, all’estero a 24. L’obiettivo è il modello tedesco: loro, pur non avendo vincoli, valorizzano il mercato interno per la crescita dei giocatori. La priorità? Il calcio nelle scuole, fare cultura sportiva: i bilanci si fanno formando giocatori buoni e vendendoli, nella nostra Serie A.”
Certamente le campagne acquisti dei club di Serie A non sono di aiuto: le squadre italiane, a parte alcune eccezioni, preferiscono affidarsi all’usato sicuro o ai giovani stranieri piuttosto che ai giovani italiani mai sbocciati, o meglio, che non hanno mai avuto occasione di sbocciare. Ripercorrendo mentalmente i colpi di mercato dei club italiani si può infatti notare che i più giovani sono De Vrij e Dodò, entrambi ventiduenni. Per l’olandese Lotito ha versato otto milioni e mezzo nelle casse del Feyenoord mentre il brasiliano è arrivato alla corte di Mazzarri con la formula del prestito oneroso (1,2 milioni al mese) con riscatto obbligatorio di 7.8 milioni. Cifre ridicole rispetto ai 36 milioni pagati dall’Everton al Chelsea per il cartellino del ventunenne Lukaku, e dire che l’Everton non è in mano a sceicchi o paperoni russi, anzi, il proprietario del club inglese, Bill Kenwright, è uno dei più grandi produttori teatrali britannici e lo si potrebbe, a grandi linee, paragonare al nostrano De Laurentiis, che intanto resta alla finestra.
Il costo di Lukaku è il doppio di quanto ha speso la Juventus per assicurarsi il gioiellino del Real Madrid Alvaro Morata, un anno in più della punta belga, che però potrà lasciare la Serie A e tornare alla corte di Ancelotti per trenta milioni a fine stagione o per trentacinque fra due anni. La Juventus, inoltre, si è portata a casa per 15 milioni Roberto Pereyra, ex Udinese, di ventitre anni ed ha strappato a parametro zero al PSG il diciottenne francese Coman, e segue, come Milan e Roma, l’altra stellina diciannovenne della società parigina Rabiot. Per bilanciare e per non rischiare di sembrare troppo giovanile, il club bianconero si è assicurato le prestazioni del trentatreenne Patrice Evra e, nella formazione ideale di Allegri, potrebbe essere l’unico fra tutti gli acquisti a partire titolare.
I campioni d’Italia non sono gli unici a volersi svecchiare un po’: anche il Milan, nonostante gli arrivi di Alex e Menez per portare un minimo di qualità, sta cercando di abbassare la media anagrafica della squadra, ma, viste le ristrettezze economiche, anziché buttarsi sul calciomercato, è andato a pescare nel proprio vivaio grazie anche alla spinta del nuovo mister Inzaghi. L’Inter, seguendo le orme dei bianconeri, non ha resistito alla tentazione dell’usato sicuro e dopo aver acquistato M’Vila e Dodò si è accaparrata Vidic a parametro zero e sembra che si sia assicurata Osvaldo che tornerà a calcare i campi di Serie A.
La Roma aveva già iniziato il processo di ringiovanimento della rosa e lo sta portando a compimento grazie anche all’acquisto di Iturbe, mentre la moda dei parametri zero provenienti dall’Inghilterra è sbarcata anche a Roma dove sono atterrati Cole e Keita. Le altre squadre invece continuano ad attestarsi su un livello medio con un’età anagrafica comunque molto avanzata rispetto alle altre squadre europee. Perla nel deserto, o nel mediterraneo, si riscopre il nuovo Cagliari del duo Zeman – Giulini dove, e qua si nota lo zampino del tecnico boemo, sono sbarcati i giovani Colombi, Cragno, Benedetti, Crisetig e Longo.
Non è vero dunque che in Italia si punta poco sui giovani, anzi, la tendenza si sta (lentamente) invertendo, purtroppo però si può benissimo constatare che, a parte quest’ultima eccezione sarda, i giovani non sono di nazionalità italiana. Uno dei pochissimi giovani italiani in grado di smuovere ingenti somme di danaro è scappato da Torino, dall’Italia e dalla Serie A, per andare in Germania sotto il comando del sergente Klopp, uno che di giovani se ne intende.