L’ultimo post apparso sul blog di Beppe Grillo – a firma di Aldo Giannuli – riguarda la figura di Pietro Grasso, presidente del Senato al centro delle polemiche nelle ultime ore riguardo alle modalità di gestione dell’Aula nel corso del dibattito sugli emendamenti al ddl Boschi di riforma di Palazzo Madama.
GRIGIO FUNZIONARIO – Nel post si riprende la critica mossa dalla Lega Nord a Pietro Grasso, che ha accusato il presidente dell’Aula di Palazzo Madama di condotta “fascista”. A tali accuse, Giannuli risponde: “No, più semplicemente è un grigio funzionario governativo incaricato di fare del regolamento stracci per la polvere. Un qualsiasi Oblomov (il personaggio di Gončaròv) dimessosi dal suo posto di funzionario per timore del rimprovero del suo capoufficio a causa di un piccolo errore commesso. Però molto più disinvolto del suo omologo letterario, grigio sino ad un certo punto, perché più lesto nel servire il suo zar per fas et nefas”.
IL VOTO SEGRETO – L’accusa riguarda la gestione da parte di Grasso del meccanismo del voto segreto, chiamando in causa il regolamento del Senato, il quale, secondo Giannuli, “non è un prodigio di chiarezza, ma su alcuni punti è inequivocabile”. Tra questi, il voto sefreto sulle deliberazioni relative alle norme sulle minoranze linguistiche, previa richiesta di almeno venti senatori. Vale a dire, la tipologia di emendamento presentata dalla senatrice di SeL Loredana De Petris (Sel).
LA GIRAVOLTA – Secondo Giannuli, un tale emendamento sarebbe passato, rischiando di mandare la riforma voluta da Renzi “a farsi ‘catafottere’, come dice Camilleri”. Da qui l’accusa: “Allora cosa si inventa il Pd? Votiamo l’emendamento per parti separate, così la prima parte (“le Camere sono elettive”), che è quella pericolosa e dove non si parla di minoranze linguistiche, la votiamo a scrutinio palese e l’altra la votiamo a scrutinio segreto, tanto non vale niente”. In barba alla lingua italiana, come ribadito dallo stesso Giannuli: “se la prima parte dell’emendamento era logicamente compiuta in sé, la seconda non lo era affatto, perché non c’è nemmeno il soggetto: “garantendo la rappresentanza delle minoranze linguistiche” che cavolo significa? Chi deve garantire questa rappresentanza? In che ambito, nei tornei di scopone? Tipico esempio di gerundio pendens che è uno dei segni inconfondibili dell’alfabetizzato recente”.
GRASSO COLPEVOLE – La colpa di Grasso, dinanzi a tale grattacapo, sarebbe stata quella di aver sostenuto di “aggiustare la cosa in sede di coordinamento finale”, in caso di approvazione della seconda parte dell’emendamento e di respingimento della prima. Un atteggiamento ritenuto censurabile, in quanto “il regolamento del Senato attribuisce al Presidente solo poteri di intervento formale (ad esempio un cattivo coordinamento della consecutio temporum per l’approvazione di diversi emendamenti), non poteri di intervento sostanziale, come inventarsi a cosa appiccicare quell’incomprensibile “garantendo”, per il quale occorrerebbe trovare un soggetto ed un cointesto logico che mancano del tutto”.
ALTRE ACCUSE – Le critiche all’operato di Grasso si estendono anche alla gestione dell’emendamento Candiani sulla riduzione del numero di deputati – in cui “per fare presto, il disinvolto Presidente non dà nemmeno la parola a Candiani prima della votazione (come il regolamento vorrebbe)” – e alla strategia del ‘canguro’: “Ma, come, il “canguro” non per una legge ordinaria ma per una riforma costituzionale? Ma quanto siete pedanti! Leggi ordinarie, costituzionali, ordinanze comunali, regolamenti di condominio, che differenza c’è? Tutto uguale e tutto fa brodo!”
GRASSO INADEGUATO – Il giudizio è senza appello: “se il presidente di una società per azioni gestisse così una assemblea avrebbe ottime probabilità di finire in galera, per il Senato questo non vale. Fanno bene a tenersi l’immunità… ma vi rendete conto che uno con questo rispetto delle norme, oltre che essere Presidente del Senato, è stato Capo della Procura Nazionale Antimafia?!”