Crisi Sel-Pd, Civati stavolta potrebbe lasciare
Le scintille che in questi giorni stanno rischiando di corrodere i rapporti tra il Partito Democratico e Sinistra Ecologia e Libertà fanno sentire la loro eco anche all’interno del Pd, dove si discute sulle future (e presenti) alleanze a livello locale. I renziani sarebbero pronti a consumare la frattura definitiva sin da subito, come ha già fatto intendere il fedelissimo sottosegretario Luca Lotti qualche giorno fa. Sulla scia dell’entusiasmo conseguente alle ultime europee, molti nel Pd sarebbero tentati a far cadere le giunte in cui si è alleati con Sel, sostituendole con esponenti dei partiti dell’attuale maggioranza parlamentare, oppure tornando direttamente alle urne: un “sacrificio” che permetterebbe, tuttavia, di governare autonomamente, senza il disturbo della sinistra radicale.
I renziani tuttavia sembrano ignorare alcuni elementi fondamentali. Come il fatto che, a livello locale, la dimensione elettorale si configura in modo totalmente diverso rispetto a quanto avviene sul piano nazionale, e staccare improvvisamente la spina potrebbe portare a una serie di irrecuperabili autogol, soprattutto in quei casi dove l’alleanza funziona senza problemi. Quella dell’interruzione immediata delle alleanze, tuttavia, è un’ipotesi destinata a rimanere tale, almeno in una logica di breve periodo. Intanto perché in quota al partito di Nichi Vendola ci sono, oltre alla presidenza della regione Puglia (ancora per pochi mesi) anche i sindaci di alcune città importanti e strategiche (tra le quali Milano, Genova e Cagliari). E poi – altro fattore di non poca rilevanza – la base del partito, dopo aver “tollerato” governi tecnici, grandi alleanze e patti di convivenza con gli avversari di sempre, potrebbe non digerire questa sterzata a destra.
Mentre l’area degli ex bersaniani si adopera per individuare una soluzione intermedia, il più avverso all’ipotesi di ribaltamento delle alleanze è Pippo Civati, da sempre voce critica all’interno del Partito Democratico. In un’intervista pubblicata da Repubblica nell’edizione odierna, interrogato sulla rottura con Sel, Civati è chiaro: “Se la rottura con Sel è una boutade estiva, se gli avvertimenti di Renzi sono una tattica determinata dal momento, è una cosa. Ma se il Pd pensasse a una scelta strategica in cui via Vendola e dentro Alfano, Verdini, Cicchitto, beh io vado in difficoltà”.
Sin dalle prime settimane dell’inizio della legislatura, Civati non fa mistero di vivere in una condizione di evidente insofferenza per la trasformazione in atto all’interno del suo partito. A chi gli chiedeva perché non avesse ancora abbandonato il Pd, vista la sua dissidenza praticamente su tutto, ha sempre risposto di voler portare avanti la sua battaglia all’interno del partito, anche in considerazione dell’impegno preso con i 400.000 elettori che gli avevano dato la loro fiducia votandolo alle primarie per la segreteria. Ora, però, il discorso si fa più complicato. Per Civati diventa sempre più difficile contenere il disagio e il “Politicamp” lanciato a Livorno due settimane fa potrebbe presagire a qualcosa di ben più ampio di una semplice associazione.