Disoccupazione, Italia prima in Europa per numero di ‘scoraggiati’
Disoccupazione, Italia prima in Europa per numero di ‘scoraggiati’
Non studiano, non lavorano. Sono i cosiddetti ‘scoraggiati’ italiani. Ovvero coloro che, pur non avendo ancora un posto nella società, non possono figurare sotto la colonnina delle statistiche dei disoccupati perché ormai hanno smesso da molto tempo di cercare un lavoro. Ebbene, l’Italia risulta essere la prima nazione europea in questa speciale categoria di cittadini. Ben tre milioni di persone. Dato che supera anche quello degli stessi disoccupati effettivi, circa 2,9 milioni. Per altro, caso unico nel vecchio continente: il rapporto tra questi due indicatori nel bel paese è infatti di uno a uno. A differenza di altri stati dell’eurozona, nei quali gli scoraggiati, tendenzialmente, sono sempre meno di coloro che un posto di lavoro ancora lo cercano. Uno a due, uno a tre. Mai pari.
Lo rivela uno studio Istat pubblicato stamattina dal Mattino di Napoli. Quel che ne vien fuori è la fotografia di un paese con speranze ridotte al lumicino. E che guarda al futuro con grande incertezza e apprensione. Chissà se il reddito di cittadinanza potrà ovviare a questa stortura tutta italiana.
Disoccupazione, scoraggiati in Italia e in Europa
Restringendo la lente di ingrandimento sugli altri membri dell’Unione Europea, si nota come gli ‘scoraggiati’ siano sempre in numero minore rispetto alla quota dei disoccupati. Ad esempio, in Francia, questi ultimi sono 2,8 milioni circa, a differenza dei cittadini che non cercano più un’occupazione, che risultano essere poco più di 700mila. Proporzione un pochino diversa in Germania: a fronte di 1 milione e 600 mila disoccupati, gli ‘scoraggiati’ toccano invece quota 600mila (migliaio più, migliaio meno). Ampliando all’aria Euro nella sua totalità, il rapporto è così configurato: 14,7 milioni di disoccupati ‘contro’ 6,2 milioni di cittadini che hanno perso ogni speranza sul fronte occupazione. Nel grafico che segue, preparato per il Mattino da Ansa Centimetri, è facilmente osservabile come l’Italia sia in netta controtendenza nel confronto con gli altri paesi UE:
Disoccupazione, gli scoraggiati: perché questa differenza Italia-Ue?
Per capire i motivi di questo ennesimo record negativo all’italiana, Luca Cifoni va a scavare nella sconfinata platea degli inattivi tra i 15 e i 64 anni, oltre 13 milioni di italiani. Numero che contiene, nell’ordine: 4,5 milioni di studenti o persone che stanno ancora compiendo un percorso di formazione. 2,5 circa milioni tra pensionati e altri che un lavoro non lo cercano più perché troppo avanti con l’età. Due tipologie, queste, che vengono normalmente incasellate gli ‘inattivi’. Restano, poi, una buona dose di mamme casalinghe. E il quasi milione e mezzo che l’Istat tecnicamente definisce ‘scoraggiati’: chi un lavoro si è stancato di cercarlo, perché convinto che sia ormai impossibile trovarlo. Altra categoria nella quale, purtroppo, in Europa siamo da medaglia d’oro.
Ma, quindi, il motivo di questa abnorme differenza con i cugini europei quale è? Forse, la conformazione del nostro mercato del lavoro, definito ‘a bassa partecipazione’. Infatti, sulla popolazione tra i 15 e i 64 anni, gli inattivi del 2017 (i 13 milioni già menzionati) rappresentano il 34%. Si è ben al di sopra della media europea. Dato che si unisce a quello dei cosiddetti ‘skill mismatch’: persone che non lavorano nel proprio ambito di competenza, sia perché troppo preparati, sia perché non lo sono affatto. Loro fanno circa il 17% circa di tutti gli occupati italiani.