Brexit: I malumori e le dimissioni del ministro David Davis
A poche ore dal vertice governativo di Chequers, l’esecutivo della premier Theresa May sta vivendo momenti difficili. Già sabato, giorno che si ricorderà per la svolta “Soft” della Brexit, si erano levati alcuni malumori. Dei mal di pancia non solo dal fronte dell’opposizione, ma soprattutto da quello dei sostenitori. Infatti, già sabato si accennava alla delusione del principale sponsor dell’uscita dall’UE, l’ex leader Ukip Nigel Farage.
La tensione ha raggiunto un livello tale sul fronte dei sostenitori della “Hard Brexit” che stamattina è arrivato l’annuncio delle dimissioni di uno dei 26 ministri di Theresa May. Non un ministro qualunque, bensì il ministro con delega proprio ai negoziati per l’uscita dall’Unione Europea. Stiamo parlando di David Davis, classe ’48, euroscettico, volto di spicco del Partito Conservatore.
Brexit Regno Unito: Le dimissioni di Boris Johnson
Davis ha lamentato l’arrendevolezza della scelta operata dalla May in seguito del meeting di Chequers. In particolare, quello che non va giù a Davis è la decisione della formazione di un area di libero scambio tra UE e GB che a detta di lui avrebbe “lasciato in una posizione debole la Gran Bretagna“. Davis, politico navigato, non è nuovo a queste azioni plateali. Già nel 2008 aveva rassegnato le sue dimissioni da deputato, quando ricopriva il ruolo di segretario agli affari interni del Governo ombra di David Cameron.
Theresa May ha prontamente trovato il sostituto di Davis, il 44enne Dominic Raab, già viceministro della giustizia. La crisi sembrava dunque passata. La seconda tegola, però, quella più pesante, cade sul governo May nel pomeriggio. Ad annunciare le dimissioni questa volta è una “punta di diamante” della Brexit, il vulcanico ministro degli Esteri, nonché ex sindaco di Londra, Boris Johnson. Un domino dunque, che rischia di avere un seguito nelle prossime ore. Alcuni osservatori britannici hanno già prospettato un possibile voto di sfiducia al governo Tories.
Di fatto, si bloccano nuovamente le tappe verso l’uscita dall’Unione. Un processo che si arena, quasi paradossalmente, per le divisioni interne allo stesso fronte del Leave. Ed è in forse dunque anche il tavolo di discussione programmato per il prossimo 16 luglio in sede europea.