Congedo di maternità: giorni indennità, come si calcolano e quanti sono
Una dipendente in maternità per quanto tempo può assentarsi? Innanzitutto, bisogna precisare che la legge concede alle future mamme permessi retribuiti per le visite mediche durante la gravidanza; una volta nato il proprio figlio, è garantito il riposo giornaliero per l’allattamento e la possibilità di assentarsi in caso di malattia del bambino. Tuttavia, sono ben più ampi i diritti in caso di maternità.
Al netto di anticipi e proroghe, in generale, spetta un periodo di astensione del lavoro (obbligatorio)che va dai 2 mesi precedenti e i 3 mesi successivi al parto. Questi 5 mesi sono indennizzati dall’Inps che riconosce l’80% della retribuzione; in più, i contratti collettivi prevedono un’integrazione da parte del datore di lavoro che – di norma – consente alla lavoratrice di prendere il 100% dello stipendio.
Inoltre, terminato il congedo obbligatorio, la neo-mamma e il neo-papà hanno diritto a ulteriori 10-11 mesi di astensione dal lavoro. Il congedo facoltativo deve essere ripartito tra i due genitori (massimo 6 mesi per uno dei due); bisogna usufruirne nei primi 12 anni di vita del proprio figlio:fino al sesto anno d’età l’indennità equivale al 30% della retribuzione.
Congedo di maternità: giorni indennità, come si calcolano e quanti sono
Quanto bisogna pagare una lavoratrice in maternità? In primis, dipende dall’inquadramento della neo-mamma: impiegata o operaia.
La mamma impiegata dovrà sommare la retribuzione lorda del mese precedente all’entrata in maternità ai rati delle mensilità aggiuntive; cioè la tredicesima e la quattordicesima qualora venga percepita. La stessa poi dividerà il risultato di questa operazione per 30; il calcolo delle mensilità aggiuntive sarà ottenuto dividendo la retribuzione base per 12.
Invece, se operaia dovrà dividere la retribuzione lorda del mese precedente per le giornate retribuite (di solito 26). Dunque, il risultato di questa operazione andrà sommato ai ratei delle mensilità aggiuntive divisi per 25.