Tfr e Tfs: stop in busta paga è vantaggioso, ecco perché aumenta.
Tfr in busta paga era più basso, il calcolo dal 1 luglio
A partire dal mese di luglio 2018 il regime sperimentale che prevedeva l’erogazione del Tfr o Tfs in busta paga per i lavoratori che lo richiedevano è terminato. E non ha subito alcuna proroga. L’operazione, introdotta dal governo Renzi, non sembra aver riscosso molto successo. E anche tra i lavoratori sono in pochi quelli che hanno fatto la richiesta di farsi versare il trattamento di fine rapporto anticipato in busta paga. Il motivo? Meglio lasciare che il Tfr maturi senza essere erogato anticipatamente: conviene di più a lungo termine sotto l’aspetto economico.
Tfr e Tfs: stop in busta paga, il messaggio Inps
A dare l’ufficialità di una notizia che comunque era già nell’aria da tempo ci ha pensato l’Inps con il messaggio n. 2791 del 10 luglio 2018. Nel quale si forniscono anche ulteriori chiarimenti a riguardo. Nel testo si fa presente che non è stato adottato nessun provvedimento di proroga da parte del legislatore. Pertanto, “a decorrere dal periodo di paga luglio 2018, i datori di lavoro non sono più tenuti a erogare in busta paga la quota maturanda di trattamento di fine rapporto per i dipendenti che ne abbiano fatto richiesta”.
Di conseguenza, “i datori di lavoro interessati, dalle denunce di competenza luglio 2018, non saranno più tenuti all’assolvimento degli obblighi informativi e contributivi”. Al tempo stesso, i datori di lavoro che hanno avuto accesso al finanziamento della Qu.I.R. dovranno continuare a valorizzare l’elemento <QUIRFinLiquidata> fino alla liquidazione in busta paga della quota di Tfr maturata nel periodo di paga giugno 2018. E quindi fino alle denunce Uniemens di competenza settembre 2018.
Infine si precisa che i datori di lavoro interessati dovranno procedere al ripristino dell’assetto previgente l’entrata in vigore del regime sperimentale. E adeguarsi agli obblighi informativi e finanziari in vigore, vale a dire:
- Accantonamento in azienda;
- Versamento al Fondo di tesoreria;
- Versamento alla forma pensionistica complementare di adozione.
Tfr e Tfs: stop in busta paga vantaggioso, ecco perché
Come scriveva anche l’Espresso nel lontano 2014, chiedere il Tfr in busta paga non risultava tanto conveniente. Non è un caso che la richiesta del trattamento in busta paga sia stata effettuata solo da chi “non si fidava” del proprio datore di lavoro; o da chi voleva semplicemente visualizzare una busta paga un po’ più gonfia. Tuttavia, scegliere l’incasso immediato avrebbe comportato perdite da 50 a oltre 500 euro annui; senza considerare che con l’aumento del reddito sarebbero potute venire meno le eventuali detrazioni Irpef.
Il calcolo del Tfr si effettua sommando per ogni anno di lavoro una quota pari a 6,91% della retribuzione annua lorda. Pertanto, in caso la retribuzione lorda sia di 30.000 euro, per verificare la quota annua Tfr bisognerà moltiplicare 30.000 euro per la quota del 6,91%. Il risultato che viene fuori? 2.073 euro. Inoltre, gli importi accantonati vengono indicizzati al 31 dicembre con un tasso dell’1,5% fisso e dal 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo. Nel caso l’indice Istat sia al 2% la rivalutazione del Tfr sarà del 3%; se l’indice Istat è del 3%, la rivalutazione sarà del 3,75% e così via.
Tfr anticipato: quando si può chiedere
Naturalmente si può sempre chiedere il Tfr anticipato, ma solo in determinate circostanze. Il lavoratore richiedente dovrà aver lavorato nella stessa azienda da almeno 8 anni. L’anticipo del trattamento corrisponderà al 70% massimo del Tfr maturato fino al momento della domanda. Il Tfr anticipato si può chiedere nel caso in cui si debbano sostenere spese sanitarie straordinarie; oppure si stia procedendo all’acquisto della prima casa, presentando copia di atto notarile. L’anticipo potrà essere richiesto anche per effettuare formazione professionale continua.
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