Martedì? Mercoledì? Quando sarà il prossimo incontro tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi? Gli analisti politici non si sbilanciano ma sono certi: l’attesa réunion tra i due leader avverrà questa settimana. Sarà il terzo appuntamento, l’ultimo prima della pausa estiva, che servirà a fissare i paletti dell’intesa sancita in quel misterioso Patto del Nazareno al cui interno, secondo i dietrologisti più accaniti, sono contenuti accordi segretissimi (grazia a Berlusconi, strada sbarrata a Prodi per il Quirinale).
L’ITALICUM – Al tavolo del terzo summit la portata principale sarà la rivisitazione dell’Italicum. I punti da rivedere sono principalmente tre: alzamento della soglia per evitare il ricorso al doppio turno, sbarramento da abbassare dal 4,5 al 3,5% per venire incontro a NCD e Lega e preferenze (con i capilista bloccati). L’intesa, spiegano i fedelissimi di premier e Cav, è ad un passo. Poi si cercherà di approvare la legge elettorale entro l’anno. E così la marcia delle riforme proseguirà senza sosta e senza ostacoli. Almeno per ora.
INSIEME PER FORZA – Berlusconi e Renzi non nascondono di avere bisogno l’uno dell’altro. “E’ importante che Berlusconi stia al tavole della riforme elettorale come è stata già a quello della riforma costituzionale – ha detto ieri il premier ritornando dall’Egitto – Questo è un elemento di serietà del sistema e sarebbe un segnale importante”. Da Villa San Martino, il leader di Forza Italia ringrazia e raccomanda ai suoi di stare calmi e di non attaccare il premier. Nemmeno sull’economia. “Lasciamo che sia lui a logorarsi da solo. Noi siamo una forza responsabile e impegnata nelle riforme, tutti ce ne dovranno dare atto”.
LA SCONFITTA DEL FRONTE RIBELLE – Il fatto che il patto del Nazareno regga lo si capisce anche dallo sfaldamento del fronte delle opposizioni. Il senatore ribelle del Pd Felice Casson ammette la sconfitta: “Abbiamo condotto una battaglia per mantenere vivo il principio del Senato elettivo – spiega il parlamentare dem in un’intervista a Repubblica – Ma prendo atto del voto della maggioranza, la democrazia è questa”. Sul Messaggero, il suo collega Vannino Chiti analizza i perché della sconfitta: “Avere un oceano di emendamenti simili non conviene a nessuno, svilisce il dibattito. Il passo indietro di Sel? Un grande errore. Non s’è capito che un’opposizione non è forte se presenta 7 mila emendamenti ma se ne presenta 7 e su questi 7 apre un confronto”. La vittoria sul fronte ribelle è certificata anche dalla granitica convinzione del presidente del Senato, Pietro Grasso, che indica l’8 agosto come termine ultimo per l’approvazione della riforma: “Per adesso non ci sono cambiamenti, il calendario resta quello stabilito con i capigruppo”.
ANDARE AL VOTO – Non tutti sono però convinti che il percorso delle riforme procederà senza ostacoli. Secondo alcuni sarebbe meglio andare alle urne e rifare tutto con un Parlamento nuovo. Ne è convinto il sindaco di Firenze Dario Nardella. “Di fronte all’accidia di forze politiche che sanno dire solo no, tanto varrebbe fare la nuova legge elettorale e andare al voto. Il pantano del Senato fa male a tutti, e mina la nostra credibilità anche a livello internazionale” spiega il primo cittadino in un’intervista al Corriere della Sera. “Voto o non voto, comunque ci vuole una svolta. Bisogna sbloccare questa situazione. Così non si può procedere”.
GRILLO “PINOCHET MEGLIO DI RENZI E BERLUSCONI” – “Gli italiani hanno il sacrosanto diritto di sapere e i giudici di indagare sui colloqui privati del trio Napolitano-Renzie-Berlusconi dato che riguardano il futuro della Nazione. Meglio Pinochet di questi sepolcri imbiancati e bimbominkia assortiti”. È quanto si legge sul blog di Beppe Grillo in un post dal titolo “I due segreti di Fatima”, alludendo alle “conversazioni tra Mancino e il signor Napolitano” e al “Patto del Nazareno”.