Paolo Borsellino morte e attentato. Chi era, ecco la biografia
Paolo Borsellino: morte e attentato. Chi era, ecco la biografia
Paolo Borsellino è nato a Palermo il 19 gennaio 1940. Nato nello stesso quartiere di Giovanni Falcone, i due diventeranno entrambi giudici oltre che grandi amici. Il loro legame resterà un filo conduttore sino alla loro tragica scomparsa avvenuta, in entrambi i casi per mano della mafia, a 57 giorni di distanza. Borsellino si laurea giovanissimo il 27 giugno del 1962, a soli 22 anni, in giurisprudenza. L’anno dopo riesce a superare il concorso in magistratura. Lavora a Palermo a partire dal 1975. In particolare è assegnato all’ufficio istruzione affari penali sotto la guida del giudice istruttore Rocco Chinnici.
Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, maxi-processo
Il 1980 segna una svolta. Perché è l’anno degli arresti dei primi mafiosi grazie all’indagine condotta da Basile e Borsellino. L’anno in cui viene affidata la scorta a Borsellino ed in cui è costituito il pool antimafia sotto la guida di Chinnici. Il 29 luglio 1983 viene ucciso Rocco Chinnici nell’esplosione di un’autobomba. A metà anni 80 Falcone e Borsellino istituirono il maxi-processo di Palermo sulla base delle dichiarazioni del pentito Tommaso Buscetta. Per ragioni di sicurezza trascorsero anche un periodo all’Asinara, insieme alle rispettive famiglie. Lo storico procedimento nell’aula bunker dell’Ucciardone portò nel 1987 a 342 condanne. Il 23 maggio 1992 a Capaci, Giovanni Falcone viene ammazzato insieme alla moglie e a tre agenti della scorta.
Paolo Borsellino, 19 luglio 1992
Come muore Paolo Borsellino? Dopo il pranzo con la moglie ed i figli, Il 19 luglio 1992 Borsellino si reca in visita da sua madre. Qui una Fiat 126 parcheggiata vicino alla casa della madre di Borsellino viene fatta esplodere con 100 kg di esplosivo al passaggio del giudice. Nell’attentato, oltre a Paolo Borsellino perdono la vita cinque agenti della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’unico sopravvissuto è stato Antonino Vullo, che stava parcheggiando una delle auto della scorta e si trovava più lontano dal punto dello scoppio.
Paolo Borsellino, condanne per mandanti
Per la strage di via D’Amelio, il 3 luglio 2003, la Cassazione ha confermato le condanne all’ergastolo inflitte ai mandanti dell’eccidio. In particolare, i giudici della V sezione penale hanno reso definitive le condanne per Totò Riina, Pietro Aglieri, Carlo Greco, Giuseppe Calascibetta, Giuseppe Graviano, Francesco Tagliavia, Salvatore Biondino, Cosimo Vernengo, Natale e Antonino Gambino, Giuseppe La Mattina, Lorenzo Tinnirello, Gaetano Scotto, Gaetano Murano e Gaetano Urso.
Paolo Borsellino, ‘Tutto questo può costarci caro’
Propio nel luglio del 1992 Borsellino rilascia un’intervista che si rivela profetica.
“Io accetto la… ho sempre accettato il… più che il rischio, la… condizione, quali sono le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e, vorrei dire, anche di come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto, ad un certo punto della mia vita, di farlo e potrei dire che sapevo fin dall’inizio che dovevo correre questi pericoli. Il… la sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi in, come viene ritenuto, in… in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo ancora profondamente nel lavoro che faccio, so che è necessario che lo faccia, so che è necessario che lo facciano tanti altri assieme a me. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare… dalla sensazione che, o financo, vorrei dire, dalla certezza, che tutto questo può costarci caro”.
Paolo Borsellino, la memoria del giudice viva nel Paese
Nonostante siano passati lunghissimi 26 anni dal 19 luglio del 1992, la sua memoria resta viva nell’opinione pubblica del Paese. Infatti le morti di Falcone e Borsellino hanno segnato una delle pagine più tristi della storia italiana. Anche per questo l’Italia continua a guardare a Falcone e Borsellino come a due ‘eroi civili’. Diventa inoltre fondamentale testimoniare anche nelle giovani generazioni i valori incarnati con il loro lavoro e le loro attività.
Paolo Borsellino, il ricordo di Giovanni Falcone
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