Governo ultime notizie: Di Maio e Salvini possono licenziare Boeri?
Per rispondere alla domanda bisogna cominciare dall’articolo 97 della Costituzione, quello che sancisce l’«imparzialità» della Pubblica amministrazione. In poche parole, le disposizioni della carta fondamentale cercano di sottrarre all’influenza della “politica” le funzioni pubbliche che necessitano di un’elevata competenza tecnica. Il motivo è facile da intuire; gli organi politici potrebbero strumentalizzare la gestione di organi e articolazioni fondamentali per il buon funzionamento della macchina statale.
In questo senso, è possibile considerare l’istituto nazionale per la previdenza sociale (Inps) una pubblica amministrazione slegata dall’indirizzo politico del governo. D’altra parte, la sua azione viene limitata – e delineata – dalle disposizioni di legge. Inoltre, il suo presidente è nominato via decreto del Presidente della Repubblica ma in seguito a deliberazione del Consiglio dei Ministri.
Governo ultime notizie: Di Maio e Salvini possono licenziare Boeri?
Detto ciò, per tutta la sua durata (4 anni), il mandato del Presidente Inps non è revocabile dal governo ad nutum; cioè in seguito al venir meno di un rapporto di “fiducia”. In generale, ai dirigenti apicali della PA non si può applicare il meccanismo dello “spoil system”; ossia, quel sistema per cui i funzionari alle dipendenze dell’esecutivo cambiano a seconda del “colore” di quest’ultimo. Infatti, l’unica motivazione opportuna per revocare il mandato a un vertice di una pubblica amministrazione è la mala gestio. In pratica, bisogna dimostrare in maniera puntuale l’inadempimento di una o più condizioni contrattuali; oppure, l’inefficienza nella gestione della struttura burocratica in questione.
Il mandato di Tito Boeri, l’attuale presidente dell’Inps, non terminerà prima del 2019 visto che è in carica dal 2015. Ai tempi fu “sponsorizzato” da Matteo Renzi; tuttavia, la luna di miele tra i due è durata ben poco. Dopo le forti critiche alle sue politiche sul lavoro, l’ex premier cominciò ad accusarlo di eccessiva “autonomia”. Un po’ come Di Maio e Salvini; con il primo ha battibeccato a causa delle parole in merito alle conseguenze che il Decreto Dignità avrebbe sull’occupazione, con il secondo riguardo all’annosa questione pensioni-migranti. Ora, l’economista non ha escluso la possibilità di dimettersi ma soltanto nel caso in cui la richiesta provenga direttamente dal Presidente del Consiglio Conte.