Aperture domenicali, quanto lavorano la domenica gli italiani e gli europei?
E’ tornato in auge in queste settimane, assieme agli altri temi economici trattati nel decreto Dignità, ma se ne parla da anni, almeno da quando il governo Monti le liberalizzò quasi totalmente. Sono le aperture domenicali di negozi e soprattutto supermercati e centri commerciali.
Si tratta solo di una facoltà per i negozianti, tuttavia in caso questi optino per l’apertura diviene un obbligo per i dipendenti.
Di qui le proteste che non si sono mai spente, da parte di sindacati, Chiesa, partiti politici. C’è stata una limitazione con il governo di centrosinistra, ma l’intenzione attuale della maggioranza pentastellata e leghista sarebbe di rendere possibile solo 12 aperture domenicali. Una al mese, ma di fatto la loro distribuzione sarà più irregolare, considerando le festività ricorrenti.
Ma quanti sono coloro che lavorano di domenica in Italia tra i dipendenti, in confronto al resto d’Europa?
In Italia il 20,7%, meno della media europea del 22,5% secondo Eurostat. Il record spetta all’Islanda, con il 52,2%, poi al Montenegro con il 37%. Qui c’entra la grande importanza del settore turistico.
Ma sono moltissimi anche nei Paesi Bassi e in Danimarca per esempio.
In Germania sono solo il 18,5%. La chiusura degli esercizi commerciali la domenica è qui totale o quasi da sempre.
Apparentemente sembra non esistere una emergenza, in Italia si lavora la domenica meno che altrove, ma probabilmente quello che ha colpito l’attenzione di molti è stato il trend. Negli ultimi anni le aperture domenicali hanno coinvolto sempre più persone.
Aperture domenicali, tra i giovani si lavora la domenica più che nella media europea
Se allarghiamo lo sguardo agli ultimi anni vediamo come la proporzione dei lavoratori domenicali è cresciuta in modo costante, e in particolare per i giovani.
Per i 40-59enni si è rimasti sul 18-19% dagli anni ’90 ad oggi, mentre tra i 25-29enni si è passati dal 16% del 1993 al 27,1% de 2017. Una crescita decollata dopo il 2006 e poi dal 2011 in avanti.
Ma il maggior incremento è quello che ha coinvolto i 20-24enni. Solo il 14% di loto nel 1992 lavoravano la domenica, nel 2017 il 35,1%. Molto più di un raddoppio.
In questi ultimi casi è stata superata la media europea, del 29,7% nel caso dei più giovani, e il gap appare allargarsi.
Così oggi tra 20enni non siamo più in fondo alla classifica, ma al di sopra.
Quello che accade è di fatto che la crescita dell’occupazione negli ultimi anni si è concentrata per i giovani in settori come la ristorazione, il turismo, il magazzinaggio, aree dei servizi che richiedono di lavorare il fine settimana.
Cosa che non è avvenuta per altre fasce di età. Vi è quindi l’ennesima asimmetria del mercato del lavoro italiano. Più che una richiesta di sacrifici ad alcune categorie professionali il lavoro domenicale appare come più come una richiesta ad alcune fasce di età. Le solite meno privilegiate negli ultimi 20 anni.
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