Manovra correttiva, uno spettro che continua ad aleggiare

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Matteo Renzi lo ripete da settimane: “non ci sarà nessuna manovra correttiva”. A fargli eco il controllore dei conti, vale a dire il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Eppure la difficile situazione economica alimenta le convinzioni degli scettici, che continuano a prevedere una manovra correttiva per il prossimo autunno.

STIME PIL AL RIBASSO – Tra gli elementi cruciali che spingono al pessimismo, ci sono le difficoltà del PIL, le cui stime al ribasso rischiano di mettere in seria difficoltà l’azione del governo. Se l’azione economica dell’esecutivo Renzi era stata “settata” prevedendo un PIL annuo in crescita dello 0.8%, le cifre del primo trimestre (-0.1%) costringono a rivedere i piani. E non dovrebbe andare molto meglio per il trimestre successivo, i cui dati Istat sono attesi per mercoledì 6 agosto: anche qui non si prevedono grandi passi in avanti, si parla di cifre comprese tra -0.1% e +0.3%.

ACCELERARE ENTRATE – La situazione attuale è anche figlia di una certa lentezza nel portare a termine azioni importanti, che aggiungerebbero notevoli risorse ad una cassa bisognosa di nuovi introiti. Tralasciando la querelle degli ultimi giorni sulla spending review, non va dimenticata l’azione promessa sul rientro dei capitali all’estero – che porterebbe dai 3 ai 5 miliardi, secondo stime del MEF, e che è ancora incagliato in Parlamento – per non parlare della parziale privatizzazione di Poste Italiane, che frutterebbe altri 4-5 miliardi e che è rimandata come minimo sino al tardo autunno. Un tesoretto complessivo di una decina di miliardi che permetterebbe di superare al meglio gli incubi di sforamento del 3% del rapporto deficit/PIL. Ad aiutare potrebbe esserci anche la nuova modalità di calcolo del PIL che, inserendo anche stime su attività come quelle criminali e rivedendo alcuni capitoli di spesa come ricerca e sviluppo e spese militari, potrebbe portare ad una rivalutazione media dell’1%.

Il sottosegretario Baretta

TAGLIARE LA SPESA – Ma non può bastare. E arrivano richieste urgenti come quelle di Unimpresa, che chiede un drastico taglio della spesa statale, stimato in 15 miliardi di euro. Come? Eliminando 10 miliardi di finanziamenti alle imprese a fondo perduto ed aggiungendoci 5 miliardi di risparmi sui costi della PA. E anche il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, ammette l’esistenza di un quadro complicato, sostenendo che “dovremo fare di tutto per evitare la manovra correttiva”. Con una produzione industriale in calo (-1.8% a maggio), nonostante un lieve miglioramento del tasso di disoccupazione. E con un’estensione del bonus 80 euro alle categorie sino ad oggi escluse che sembra un’eventualità ormai sempre più remota.

INTANTO CIRCOLANO LE CIFRE – Per tutti questi motivi, lo spettro di una stangata continua ad aleggiare. JP Morgan parla di una possibile manovra correttiva da 20 miliardi di euro – stima confermata anche dall’ex viceministro delle Finanze, Stefano Fassina – mentre Mediobanca prevede una stangata da 10-15 miliardi. Il tutto con una spesa pubblica in continua quanto irrefrenabile crescita (+20 miliardi a maggio) e con un rapporto debito/pil ormai alle stelle: con Monti era passato dal 120 al 126%, con Letta aveva raggiunto il 132% ed ora, con Renzi, si teme lo sfondamento del 140% entro fine anno. Ma il premier continua a ribadire il mantra, basato su 3 punti essenziali: nessuna manovra correttiva; nessuno sforamento del 3%; nessun innalzamento della pressione fiscale. In autunno sapremo la verità.

Emanuele Vena