Crocifisso obbligatorio nelle scuole, proposta di legge della Lega. Cosa prevede
Crocifisso obbligatorio nelle scuole, proposta di legge della Lega. Cosa prevede il testo
Crocifisso obbligatorio in tutti gli uffici pubblici d’Italia. Dunque, anche nelle scuole. È la proposta di legge della Lega di Matteo Salvini per ‘costringere’ tutte le PA a tenere esposta la croce, simbolo universale della religione cristiana. Il provvedimento, che porta la firma della deputata del Carroccio Barbara Saltamartini, è stato depositato in Parlamento a marzo 2018, all’inizio della legislatura. Ma é spuntato fuori soltanto negli ultimi giorni, andando quindi a rianimare il dibattito su un tema che ha suscitato infinite polemiche tra giuristi, sociologi, politici, uomini di Chiesa. Soprattutto per quanto riguarda gli istituti scolastici dello stivale.
In sostanza, la proposta della Saltamartini vuole rendere obbligatoria per qualsiasi ufficio pubblico italiano l’esposizione del crocifisso; in quanto simbolo della “storia, della cultura e delle tradizioni del nostro paese”, si legge nella relazione allegata al testo.
Va detto che, in Italia, una sorta di obbligo in questo senso esiste già. Anche se limitatamente alle scuole. Si tratta nello specifico di due decreti regi (del 1924 e del 1928) che intervengono sull’arredamento scolastico, rispettivamente, di medie ed elementari. Oltre alla foto del Re infatti (poi sostituita con quella Capo dello Stato nel secondo dopoguerra con l’avvento della Repubblica), vi si prevede, appunto, la presenza del crocifisso. Decreti regi che, in assenza di una legge che li abbia abrogati, sono da considerare tutt’ora in vigore.
Crocifisso obbligatorio, il testo di legge depositato alla Camera
La proposta di legge presentata dalla Saltamartini si compone di cinque articoli. Il primo ne enuncia i principi fondamentali. L’articolo 2 riporta le finalità del testo. L’articolo 3 entra nel merito, disciplinando l’esposizione del crocefisso negli uffici della pubblica amministrazione. Quello successivo, invece, elenca le sanzioni previste per chi rimuove o vilipende il simbolo (pene pecuniarie da 500 a 1000 euro). Infine, all’articolo 5, sono riportati i termini entro cui la legge dovrebbe entrare in vigore.
Crocifisso obbligatorio: l’esposizione a scuola e negli uffici pubblici
L’articolo 3 è, comunque, il vero fulcro della proposta. In esso infatti vengono indicati tutti quei luoghi della pubblica amministrazione in cui rendere obbligatoria l’esposizione del crocifisso. Vi figurano “le aule di ogni ordine e grado e delle università e delle accademie” del “sistema pubblico integrato d’istruzione”. Gli “uffici della pubblica amministrazione”. Ancora, le aule in cui si riuniscono i “consigli regionali”, provinciali, comunali”, “circoscrizionali” e delle “comunità montane”. Ma anche i “seggi elettorali”, gli “stabilimenti di detenzione e pena”, gli “uffici giudiziari”; i “reparti delle aziende sanitarie e ospedaliere”, le “stazioni” e le “autostazioni”; i “porti” e gli “aeroporti”. Oltre agli “uffici pubblici italiani all’estero”. Insomma, una copertura totale.
Crocifisso obbligatorio: la normativa in Italia
Certo, nel nostro paese non è mai esistita fino ad oggi una legge apposita sull’esposizione (o meno) del crocifisso. Soltanto due decreti regi (DR 20 aprile 1924 e DR 26 aprile 1928). Attraverso di essi, Vittorio Emanuele III approva alcuni regolamenti ministeriali in materia di arredo nelle istituzioni scolastiche (medie ed elementari). Ed é al loro interno che viene prevista l’esposizione, nelle aule, sia del crocifisso che del ritratto del Re (poi ‘trasformatosi’ in quello del Capo dello Stato nel II dopoguerra).
Con l’avvento della Repubblica, il dibattito sull’esposizione del crocifisso ha visto, sostanzialmente, contrapporsi due fronti. Gli oppositori, che considerano la presenza del simbolo cristiano per eccellenza come un vera e propria distorsione del principio della laicità dello Stato italiano, pure enunciato dalla Costituzione. E i favorevoli, i quali invece ritengono quasi doverosa l’esposizione del crocifisso (in particolare nelle scuole), perché simbolo dell’identità e della storia d’Italia.
Battaglie, queste, arrivate addirittura sino ai banchi dei tribunali amministrativi. In particolare, sono due infatti i pronunciamenti del Consiglio di Stato che ad oggi fanno testo (uno, per altro, richiamato dalla stessa proposta di legge della Saltamartini). Il primo risale al 1988. E sancisce che la presenza del crocifisso in classe non è lesiva della libertà degli alunni di manifestare le proprie convinzioni religiose.
Nel 2006, invece, i giudici amministrativi mettono a sentenza che l’esposizione del simbolo cristiano non è per nulla contraria al principio della laicità dello Stato. In quanto, semplicemente, espressione della cultura, della storia e dell’identità del nostro paese.
Va detto inoltre, per completezza, che i Concordati stipulati tra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica non enunciano nulla sul tema.
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