Accadde oggi: il 25 luglio, la caduta del fascismo e di Mussolini

Pubblicato il 25 Luglio 2018 alle 09:00 Autore: Tommaso Lolli
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Accadde oggi: il 25 luglio, la caduta del fascismo e di Mussolini.

Nel luglio del 1943 tutte le convinzioni e le speranze che avevano portato al coinvolgimento dell’Italia nella seconda guerra mondiale erano svanite. Le direttive di politica estera italiane tracciate durante una riunione del Gran Consiglio del Fascismo il 4 febbraio 1939 erano indirizzate a liberare l’Italia dalla prigionia britannica: “le sbarre di questa prigione sono la Corsica, la Tunisia, Malta, Cipro: le sentinelle di questa prigione sono Gibilterra e Suez ”. In tale prospettiva di politica di espansione territoriale, una volta raggiunto l’obiettivo della liberazione dalla soggezione britannica nel Mediterraneo, l’Italia avrebbe dovuto puntare la propria attenzione sull’Oceano Indiano e sull’Oceano Atlantico. Il sogno di istituire un “MARE NOSTRVM” era perduto.

Accadde oggi: la situazione dell’Asse

Oramai le truppe dell’Alleanza controllavano gran parte della Sicilia e si apprestavano a sbarcare sulla penisola italiana. L’Italia aveva perso la maggior parte dei materiali e dei soldati nella Campagna d’Africa, dove Tunisi da “Verdun del Mediterraneo” (come promise Hitler) divenne una “Stalingrado italiana”. La popolazione italiana, insieme ai maggiori gerarchi fascisti, erano stati convinti che la guerra sarebbe durata poco, tuttavia, la situazione bellica lasciava intendere il contrario. L’Asse, l’alleanza italo-tedesca in Europa, non solo era assediato, aveva brecce da ogni parte: il Fronte Orientale era in crisi dopo la disastrosa battaglia di Kursk; le truppe necessarie a rinvigorire i ranghi a Est erano bloccate in Francia al fine di evitare uno sbarco Alleato e per di più la supremazia aerea tedesca era ormai un miraggio.

Pertanto, gli aiuti tedeschi, promessi da Hitler a Mussolini, nel loro ultimo incontro a Feltre il 19 luglio del ’43, non sarebbero potuti arrivare in Italia date non solo le difficoltà logistiche nel trasporto, ma anche per il fatto che tali aiuti erano necessari più alla Germania che all’Italia. I gerarchi fascisti erano divisi tra di loro. Scorza, segretario del PNF, conscio del pericolo aveva avviato ormai una tarda innovazione del partito fascista, Grandi era ormai convinto della necessità di destituire Mussolini, in accordo con il Re e Badoglio.

Una cosa era chiara a tutti, tranne che a Benito Mussolini: Se l’Italia fosse rimasta ancora alleata della Germania, nulla avrebbe potuto salvarla dal suo destino. Perciò, era necessario sganciarsi dall’Asse. L’unica maniera per far ciò era destituire Mussolini. Quando? Nello stesso giorno in cui Mussolini, nonostante i pareri contrari di molti suoi fedeli, aveva deciso di convocare il Gran Consiglio del Fascismo: il 25 luglio 1943.

Accadde oggi: 25 luglio, il Gran Consiglio del Fascismo

Il 25 luglio a Palazzo Venezia, verso le ore 17, cominciarono ad arrivare le prime auto dei membri del Gran Consiglio. Piazza Venezia era deserta, ad eccezione di qualche poliziotto in borghese; nessuna insegna del partito venne mostrata, contrariamente a quanto era accaduto in tutti i 20 anni di regime con cerimonie in pompa magna. Mussolini si aspettava una seduta confidenziale con gli uomini più importanti del paese in cui si potevano chiedere ed ottenere spiegazioni riguardo al conflitto, niente di più. Mentre Mussolini manteneva la calma, gli altri membri si aspettavano una seduta violenta; Federzoni e Grandi erano andati a confessarsi; altri membri si erano nascosti delle armi addosso. Grandi, successivamente, ammise di aver portato con sè due bombe a mano e di averne passata una a De Vecchi, un quadrumviro della marcia su Roma, sotto la tavola!

Accadde oggi: i Tre ordini del Giorno, il fatidico 25 luglio che fece cadere il fascismo e Benito Mussolini

La seduta si divideva in tre ordini del giorno: quella proposta da Grandi riguardante la volontà di rimettere tutti i poteri militari e civili al Re portando quindi Mussolini alle dimissioni, quella di Farinacci, che consisteva nel mantenere Mussolini al governo ma con i poteri militari rimessi al Re e nel chiedere una unione più stretta nella guerra con la Germania, ed infine l’ordine Scorza, ovvero la proposta di modificare l’intero l’apparato civile e militare italiano per permettere a Mussolini di mobilitare tutte le forze ancora non schierate per la guerra. In pratica solo l’ordine Grandi era rivolto a cercare di cessare le ostilità con gli Alleati.

Accadde oggi: parla il Duce!

Mussolini parlò per primo e molto a lungo (due ore): parlò per dimostrare che la sua condotta era stata priva di colpe. L’elenco dei disastri militari non cessava e per ognuno di essi trovò la persona su cui rovesciare le responsabilità. In Africa era colpa di Rommel che aveva sbagliato strategia, a Pantelleria gli ufficiali non avevano fatto il loro dovere; inoltre, per Mussolini, era improbabile uno sbarco sulla penisola. Continuò poi dicendo che la Germania si era comportata in maniera cameratesca con l’Italia stilando una lista di risorse e materiali ricevuti dall’alleato.

Arrivò, infine, al nocciolo della questione ovvero al tema dell’impopolarità della guerra, vista come la guerra di Mussolini e del fascismo. Mussolini disse: “la guerra è sempre la guerra di un solo partito, è sempre la guerra di un uomo, di colui che l’ha dichiarata. Se oggi si dice che questa è la guerra di Mussolini, nel 1859 si poteva dire che era la guerra di Cavour. Nel 1917 furono perdute alcune provincie del Veneto ma nessuno parlò di resa. Allora si parlò di spostare il governo in Sicilia, oggi, qualora fosse inevitabile, lo si porterà nella valle del Po . […], guerra o pace? Resa a discrezione o resistenza a oltranza? Attenzione camerati, l’ordine del giorno Grandi può mettere in pericolo l’esistenza stessa del regime. Io dichiaro nettamente, l’Inghilterra non fa la guerra al fascismo ma all’Italia. Poi noi siamo legati ai patti, PACTA SUNT SERVANDA”.

Agli occhi dei membri del consiglio, Mussolini sembrò un uomo che non aveva ancora compreso la gravità della situazione.

Accadde oggi, 25 luglio. Bottai risponde!

Bottai allora prese parola: “è preparata l’Italia a ricevere l’urto nemico? La difesa dell’Italia non è possibile! Il nemico si troverà dinanzi ad una scelta, tra una direttiva a grande raggio strategico che lo porterebbe in Francia e in Balcania e una direttiva che chiamerò strategico-politica che lo porterebbe all’occupazione dell’Italia peninsulare. La prima sarebbe più redditizia ma a più lunga scadenza, la seconda sarebbe più redditizia politicamente. Saprà il nemico resistere ai vantaggi di quest’ultima? In una guerra che tu hai definito di <<religione>> , saprà il nemico resistere alla tentazione di prendere Roma la cui occupazione gli offrirebbe il destro per occupare la prima sede dell’avversa religione politica in campo”.

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L’Ordine del giorno Grandi

Poi toccò a Grandi che chiedeva la fine della dittatura di Mussolini e il ritorno alla legalità costituzionale: ”il Gran Consiglio dichiara… l’immediato ripristino di tutte le funzioni statali attribuite alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni i compiti e le responsabilità stabilite dalle nostre leggi statali e costituzionali”.

Lo scopo dell’Ordine del giorno Grandi era perciò riassegnare i compiti di comando delle forze armate alla persona del Re secondo l’articolo 5 dello Statuto del Regno. Poi continuò: ”la dittatura ha ucciso il fascismo. Il fascismo è morto. E’ la dittatura che ha perso la guerra non il fascismo. In uno dei tuoi discorsi del ‘24, tu Duce, dicesti, muoiano le fazioni, perisca anche la nostra, purché la Nazione viva. Il momento è giunto perisca la fazione! Nei 17 anni che hai tenuto i ministeri militari che hai fatto? Non è possibile in questo momento separare la responsabilità dei quadri da quello del comandante supremo. Togliti dal berretto quella ridicola doppia greca che ti sei goffamente attribuito e torna se ti riesce il Mussolini di una volta”.

Accade oggi: il momento di Ciano

Ciano rifece la storia dei continui inganni perpetrati dalla Germania nazista contro l’Italia: ”voi Duce non nascondeste nulla all’alleato, ma l’alleato non ci ripagò mai, dico mai, della stessa moneta. I tedeschi dettero fuochi alle polveri in Europa contro ogni patto. Contro tutte le intese con noi, la nostra lealtà non fu mai contraccambiata. In ogni caso noi non saremmo dei traditori ma dei traditi”.

Accadde oggi: l’Ordine del giorno di Farinacci

Farinacci, il ras di Cremona, propose di confermare come capo del Governo Mussolini e di rimandare i poteri militari al re. Mussolini propose di rinviare la discussione al giorno seguente. Grandi, sapendo che se Mussolini avesse avuto una notte di tregua, la mattina dopo avrebbe fatto sicuramente arrestare tutti gli oppositori, riprese parola e disse: ”quando si trattò della carta del lavoro tu ci trattenesti qui sette ore filate: oggi che è in questione la vita stessa della Patria possiamo se è necessario continuare a discutere tutta la settimana”. A mezzanotte, dopo sette ore di dibattito, una pausa venne effettuata. Durante la pausa, Buffarini Guidi andò nello studio di Mussolini e propose di far arrestare tutti e poi di andare a prendere Badoglio in modo tale da chiudere la faccenda. Mussolini rispose di stare tranquillo.

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Accadde oggi, 25 luglio, la caduta del Regime. L’Ordine del giorno di Scorza

Poi la seduta venne riaperta. Galbiati prese parola a favore di Mussolini: ”avete parlato di frattura tra partito e paese, tra Fascismo e Nazione. Non è vero, non esiste alcuna frattura. Può darsi invece che esista una frattura tra voi e il paese, tra voi fascisti e molti iscritti al partito”. Mussolini, sulla scia del discorso di Galbiati, lanciò un’invettiva contro le condizioni economiche di alcuni gerarchi. Scorza propose il suo ordine del giorno insieme ad una difesa del partito auspicando l’epurazione dei falsi militanti.

Infine Alfieri prese parola; essendo ambasciatore presso Berlino, sapeva meglio di chiunque altro cosa aspettarsi dai tedeschi: ”per me le decisioni che a conclusione di questa discussione verranno prese devono essere portate a conoscenza di Hitler per non essere tacciati di tradimento. Poiché si è insistito sugli aiuti della Germania, devo confermare al Gran Consiglio che [..] la Germania non invierà ulteriormente efficaci e tempestivi aiuti all’Italia. La Germania vuole fare dell’Italia solo il suo baluardo per ritardare l’occupazione del territorio tedesco. Su questo punto non vi può essere alcun dubbio. Si è parlato di Resistenza Italiana a qualunque costo contro tutto e contro tutti. Nobili propositi che non possono però prescindere dalla realtà della situazione in cui si trova il popolo. Ogni sacrificio ha un limite, l’esercito italiano, secondo il generale Ambrosio, può resistere solo un mese. E’ indispensabile trovare una onorevole via di uscita dal conflitto. Solo il Duce può fare ciò, trattando direttamente e personalmente con Hilter”.

Accadde oggi: la fine di Mussolini?

La stella personale di Mussolini tornava a brillare. Mussolini fece un ulteriore discorso su cosa sarebbe successo nel caso in cui il Re avesse accettato il rimando dei poteri e soprattutto se Mussolini stesso fosse stato pronto a farsi ‘decapitare’: poi, escludendo questa eventualità, mise a conoscenza il Gran Consiglio di una frase detta dal re la settimana precedente al Duce: ”caro Mussolini, Vi battono in breccia da tutte le parti, ma ci sono io a guardarvi le spalle e a difendervi”. Quindi chiese a tutti i presenti quale sarebbe stata la posizione di ognuno degli oppositori di fronte al re, al partito, al popolo e a Mussolini stesso.  Le minacciose parole di Mussolini crearono confusione. Dopo questo intervento il presidente del Senato, Giacomo Suardo, singhiozzando, ritirò il suo supporto all’ordine del giorno Grandi, lo stesso fece Cianetti ed infine si sentì la voce di Polverelli: ”io sono nato Mussoliniano e morirò Mussoliniano”.

Accadde oggi: il destino dell’Italia si decise (anche) un 25 luglio

Alla fine, alle due del mattino, Grandi diede a Mussolini il suo ordine del giorno con apposte diciannove firme, ordine del giorno che poi venne passato a Scorza, il quale lo mise ai voti. Scorza si alzò e fece l’appello dei presenti. Contò i voti: diciannove voti a favore; sette contrari. Suardo si astenne e Farinacci votò il suo personale ordine del giorno. Dopo la votazione Mussolini chiese chi il giorno dopo avrebbe dovuto portare il resoconto della votazione al re; gli rispose Grandi: ”tu lo porterai”. Mussolini raccolse le sue carte e si alzò, dicendo: ”voi avete provocato la fine del regime. La seduta è tolta”. E quando Scorza stava per lanciare il ‘Saluto al Duce’, Mussolini lo dispensò. 2.40 del mattino di domenica 25 luglio: la seduta era durata dieci ore. L’organo a cui il Fascismo stesso aveva dato vita e poteri si oppose al suo capo stesso. Il regime fascista era caduto.

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