Libri consigliati: Il Puro e L’Impuro di Colette. Un mare antico per un libro moderno
Il mare dell’Odissea è un terreno che non ha confini definiti né definiti colori. Esso si estende oltre i limiti della comprensione umana; le famose colonne d’Ercole delimitano i confini terrestri e segnano l’ultimo lido cui l’uomo può giungere. Può, nel senso per cui ad egli è concesso: potere in senso di una legge, quella in virtù della quale l’uomo non può annegare nella propria hybris. Oltre c’è il mare, finito ed indefinito. Il mare colore del vino (oinopa).
Nel piccolo libro di Colette l’elemento marino figura secondo modalità simili; ma applicato alla natura umana, donando un che di classico ad una riflessione pienamente novecentesca:
Per molto tempo amò i ragazzi biondi e cerulei come si ama il mare infinito e ogni suo flutto ondeggiante.
In unico rigo, l’autrice francese condensa molti elementi de Il Puro e l’Impuro: la presenza della tematica amorosa, sensuale e viscerale, che tuttavia non ha nulla dello scandalo che ci si potrebbe attendere dall’evocativo titolo; una scrittura lirica ed evanescente dal sapore antico (ondeggiante è, tra l’altro, parola che figura anche in Omero, polùklustos, letteralmente “dai molti flutti”).
Libri consigliati, Il puro e l’Impuro: un tentativo di non-trama per un’autobiografia eterea
Il Puro e l’Impuro è il libro di “quei piaceri che chiamiamo, alla leggera, fisici”. A detta della stessa Colette a proposito del quale ha affermato anche che “un giorno forse si riconoscerà che era il mio libro migliore”. Questa convinzione gliela dovette suggerire il fatto che il libro si tratta di quanto più vicino ad un’autobiografia l’autrice francese scrisse, o meglio. “Non si può definirlo un romanzo. Va a rivangare vecchie storie d’amore. Affronta amori unisessuali”.
Una genesi sofferta per un’autobiografia senza protagonista: leggiamo davvero poco sulla vita di Colette tra le pagine del libro; ma rinveniamo incisive tracce del suo pensiero, del suo sguardo sul mondo, della sua penetrante riflessione nelle emozioni umane. È un’autobiografia, giacché è profondamente radicata in un realismo fatto di volti e immagini tratti direttamente dalle memorie della scrittrice; senza essere un’autobiografia nei termini standard a cui siamo abituati.
Libri consigliati: Il puro e l’impuro è tra le migliori opere di Colette
Colette, inoltre, appartiene a quella categoria di artisti che si trova a pieno agio nel parlar d’amore nelle sua molteplice poliedricità senza mai banalizzarlo. In tal senso si può davvero annoverare tra i suoi libri migliori.
Dinanzi al Puro e l’Impuro non ci ritroviamo dinanzi ad una trama linearmente definita; ma ciò non deve spaventare il lettore: la narrazione ha una sua coerenza, nel suo incessante procedere per ritratti e luoghi parigini. E davvero il breve ma intenso libro di Colette è una eterea successione di volti e luoghi tanto reale quanto astratta: realissimi sono l’atelier adibito a fumeria d’oppio con quei disegni cinesi che la Cina fa per l’Occidente, astratto è lo sguardo che si posa su questi oggetti-e-soggetti descritti, analizzati, scandagliati come un fondale d’oceano. Nonostante l’abbondanza di dettagli, l’occhio di chi osserva va oltre la fisicità, si astrae da ciò che questi corpi delineano nella realtà, per giungere all’anima delle cose.
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Libri consigliati: una serie di ritratti e personaggi indimenticabili e vividi
Madame Charlotte, Damien, Don Juan, Renee Vivien (ovvero la poetessa inglese Pauline Tarn), Amalia X sono alcuni dei più incisivi e corposi ritratti che troviamo nel libro. Vite e destini sempre narrati con copiosità di dettagli, ove niente è lasciato al caso, in una prosa che dosa, in un ossimorico, equilibrio un alto lirismo a tratti più colloquiali, tipici di relazione intima e confidenziale.
In conclusione, Ces Plaisirs (titolo originale dell’opera, “questi piaceri”) è una lettura breve ma memorabile. Le ristrette dimensioni del libro in realtà custodiscono il peso delle grandi narrazioni novecentesche: una trama artefatta senza un’apparente filo conduttore, molteplici frammenti legati l’uno all’altro dalla coerenza interna della voce narrante. Dunque, solo in superficie si presenta come un racconto disorganico. Unico punto debole, e forse unico vero tratto disorganico del libro, è la mancanza di qualità tra un ritratto e l’altro. Alcuni brillano per vis espressiva, altri sono decisamente meno riusciti.
Consigliatissimo per chi ama la narrativa contemporanea filtrata da uno sguardo consapevolmente femminile.
Tu capisci, una donna che resta una donna è un essere completo. Non le manca niente, nemmeno di fronte alla sua ‘amica’. Ma se si mette in testa di voler essere un uomo, è grottesca. Che cosa c’è di più ridicolo, e di più triste, di un uomo.. fittizio? La Lucienne de ***, dal giorno che ha cominciato a vestirsi da uomo, credi che la sua vita non ne sia stata avvelenata?
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