Intercettazioni: stoppata la riforma, Bonafede: era bavaglio voluto dal PD
La riforma sulle intercettazioni voluta dal governo Gentiloni è ormai soltanto un ricordo. Dopo gli annunci da parte del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, ieri, è arrivato infatti lo stop definitivo al testo approvato nel dicembre 2017 che sarebbe dovuto entrare in vigore in questi giorni. Il Guardasigilli, a margine del Consiglio dei Ministri che ha sancito l’addio definitivo alle nuove norme attraverso il Decreto Milleproroghe, non ha lesinato duri attacchi nei confronti del PD. Bonafede ha puntato il dito contro i dem quali principali responsabili del tentativo di attuare una stretta sulle intercettazioni. Con un provvedimento, per altro, fortemente osteggiato dall’ANM.
Si è trattato, ha dichiarato Bonafede alla stampa, di una “legge bavaglio” approvata dal precedente esecutivo nel pieno del Caso Consip, per “impedire ai cittadini di ascoltare le parole dei politici indagati o dei politico quando parlano al telefono con persone indagate”. Poi, l’affondo vero e proprio contro i dem: “ogni volta che qualcuno del PD veniva ascoltato dai cittadini, il PD cercava di tagliare nell’immediato la linea”. L’intento? “Evitare ai cittadini di ascoltare i politici”.
Stop al decreto sulle intercettazioni: le prossime mosse del governo
Col sì al Milleproroghe, l’esecutivo Lega-5 Stelle ha però, tecnicamente, soltanto prorogato l’entrata in vigore della riforma. Ora, dunque, toccherà riscriverla, come puntualizzato dallo stesso Bonafede, attraverso un “percorso partecipato”. Da via Arenula, già partite, non a caso, delle missive a tutti i capi delle Procure dello stivale. Un modo questo, “per trovare un punto di equilibrio tra tutti i diritti in gioco”, ha messo in evidenza il ministro.
Il Guardasigilli, infatti, ha sottolineato come “la norma ledeva la possibilità di portare avanti le indagini. Dando alla polizia giudiziaria la possibilità di scegliere quali intercettazioni fossero rilevanti e quali no”. Un aspetto che, secondo Bonafede, deve invece necessariamente spettare al Pm che invece “veniva tagliato fuori”.
Stop al decreto sulle intercettazioni: le reazioni
A stretto giro, la replica al vetriolo dell’ex segretario del PD Matteo Renzi dalla sua diretta Facebook: “Il Ministro della Giustizia ha detto che il PD voleva fare la riforma per la vicenda Consip. Bonafede o non ha capito niente o è in malafede”. Poco dopo, sul caso è intervenuto anche Andrea Orlando. Definendo gli argomenti utilizzati dal suo successore a Via Arenula per spiegare lo stop alla riforma “inaccettabili” e “stupidamente offensivi. O riesce a produrre prove su quel che dice, o meglio che taccia”.
Di tutt’altro avviso, invece, i rappresentanti delle associazioni di categoria che tutelano i giornalisti: “la proroga all’entrata in vigore del decreto è una buona notizia. Con altrettanto favore apprendiamo l’intenzione del Ministro di riscrivere la norma per impedire qualsiasi bavaglio” affermano in un comunicato Giuseppe Giulietti e Raffaele Lorusso, presidente e segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Insieme a Guido D’Ubaldo (segretario) e Carlo Verna (presidente) del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti.
La stampa nostrana, inoltre, auspica che l’annunciata fase di confronto e di ascolto “coinvolga anche gli enti della categoria dei giornalisti e consenta di mettere a punto norme per rimuovere dal nostro ordinamento tutte le forme di bavaglio ai cronisti”.