Imu e Tasi, al vaglio la proposta di accorpamento
Si prevedono novità sul fronte fiscale. Sembra infatti che il Governo abbia intenzione di unificare Imu e Tasi, due delle tre componenti dell’imposta unica comunale. L’obiettivo dichiarato è quello di semplificare la vita del contribuente.
PORRE RIMEDIO – Il Dipartimento delle Finanze ha emanato, alcuni giorni fa, una circolare per chiarire il meccanismo della tassa sui servizi e delle maggiorazioni previste. E’ stata questa l’occasione – probabilmente l’ennesima – per rendersi conto di quanto sia “farraginoso” l’iter tributario. Da qui l’ipotesi di unificare le due tasse, sburocratizzando le modalità di tassazione.
LEGGE DI STABILITA’ – Come spiegato sul ‘Messaggero’ da Luca Cifoni, il riassetto della tassazione potrebbe entrare a far parte della prossima legge di stabilità, da approvare entro il 15 ottobre e con entrata in vigore per il prossimo anno. Due le ipotesi al vaglio: la prima prevede un mero accorpamento – cercando però di risolvere lo scoglio politico legato all’IMU sulla prima casa – mentre la seconda punterebbe alla creazione di una vera e propria “service tax”, inizialmente pensata dall’esecutivo Letta, da far pagare a tutti quelli che utilizzano concretamente l’immobile, usufruendo dunque anche dei servizi comunali.
SOLUZIONE COMPLESSA – L’idea di una service tax è piuttosto complessa ma avrebbe il merito di razionalizzare quantomeno il sistema fiscale. Con un grattacapo in meno, a livello burocratico, sia per il singolo contribuente che anche per le amministrazioni comunali, chiamate sino ad oggi a districarsi in una lunga serie di leggi e vincoli per l’applicazione delle aliquote.
POLEMICHE – Gli stretti margini concessi dalla finanza pubblica sembrano però non lasciare spazio alcuno per una riduzione del prelievo, indipendentemente da quale delle due soluzioni verrà effettivamente adottata. E il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, intervistato dal ‘Messaggero’ parla di “una nuova patrimoniale” che “cancellerebbe in un sol colpo l’imposta sui servizi”, nonostante il pregio di eliminare “doppi adempimenti e doppi cavilli sulle date di scadenza e sui controlli che si devono fare ogni volta”. Il dubbio di Sforza Fogliani è il seguente: “e se questa fosse la strada per unire i due tributi, ma poi per tirarne fuori un altro a parte solo sui servizi? Sarebbe un’ipotesi disastrosa per le tasche dei già tartassati italiani. La casa non può continuare ad essere sempre il solito Bancomat del Paese”. Tocca al governo, con le prossime mosse, fugare tutti i dubbi in merito.