A chi giova la demonizzazione? – DAL BLOG

Pubblicato il 26 Luglio 2018 alle 15:22 Autore: Piotr Zygulski
salvini stringe la mano al parlamentare Toni Iwobi della lega immigrati demonizzazione stop invasione

Agitare il demonio come spauracchio non aiuta mai. Per questo diffidiamo dell’uso che si fa, anche in politica, della demonizzazione dell’avversario. Soprattutto se è chi si proclama “cristiano” a descrivere l’altro dai tratti satanici. Nelle conversazioni soprattutto online, più si procede, più aumenta la probabilità di un paragone con Hitler (la c.d. “Legge di Godwin”) e chi ci casca per primo, dal punto di vista comunicativo soccombe.

No alla demonizzazione degli immigrati

Rifiutiamo ovviamente la demonizzazione che contribuisce ad alimentare Salvini, che con gesti propagandistici e privi di incisività reale – ad esempio la boutade di sanzionare gli uffici pubblici che non esponessero il crocifisso – da un lato civetta con quella fetta del suo elettorato che cerca il capro espiatorio di turno; dall’altro manda bacini e fiorellini agli avversari. Sta nella comunicazione politica quella del gettare il sasso e nascondere la mano.

post twitter di salvini dopo le accuse di razzismo xenofobia

Se lo si ascolta con attenzione, pur sfamando gli animi del leghistado inferocito, Salvini nei suoi discorsi fa attenzione a non cedere al razzismo né alla xenofobia gratuite, distinguendo tra immigrato regolare e immigrato irregolare, tra chi ha diritto a richiedere asilo e chi invece viene in Italia a “cercar fortuna”. E, trovando miseria, disoccupazione e sfruttamento, talvolta viene spinto ad intraprendere strade che sfociano nell’illegalità. No, Salvini non è xenofobo, ma cerca i voti degli xenofobi; non è razzista, ma cerca i voti dei razzisti. Questo semmai è il suo problema, da identificare con precisione; se si manca il punto, si perde, politicamente e comunicativamente. Salvini è semplicemente furbo; come Renzi, o forse un po’ di più.

No alla demonizzazione di Salvini

Infatti è deleteria anche la demonizzazione di Salvini operata dal più venduto settimanale cattolico, lo stesso che osannava i governi precedenti. Quelli che, nonostante la retorica dell’accoglienza e della solidarietà, ci hanno lasciato una realtà di povertà e diseguaglianze sociali sempre più accentuate. Notavamo un paradosso, tra i suoi (e)lettori: più aprono la bocca parlando di accoglienza verso tutti, meno aprono il cuore a quell’uomo, in carne ed ossa, che li guarda negli occhi; più parlano di legalità e di diritti dei migranti, più comprano merce contraffatta in spiaggia incentivando il racket, magari credendo pure di aver fatto un’azione solidale…

Ascoltando alcune conversazioni da spiaggia, in modo surreale l’elettrice leghista che vuole chiudere i porti e quella del PD che vuole aprirli tendono a convergere almeno su una cosa: «Gli “islamici” che vengono in Italia devono adattarsi a mangiare il maiale». Vi sembra vera accoglienza? Per aprire i porti e calpestare la dignità della persona – ebbene sì, le prescrizioni religiose alimentari sono inscindibili da essa – meglio allora chiuderli.

Cristiani impauriti o cristiani in ascolto?

Il cristiano, sapendo di aver vinto il demonio della paura e della divisione, si sottrae alla demonizzazione e si impegna ad ascoltare le sofferenze di tutti. Soprattutto di quella maggioranza di esclusi che, dopo anni di bastonate, ora prova ad appoggiare il governo, nella speranza di un qualche riscatto. Non la demonizza, piuttosto – se si impegna giustamente sul piano politico – le fa convergere verso un modo più umano per ottenerlo. Ma innanzitutto la ascolta e la comprende; il cristiano, radicato nella sua fede, non ha né paura né paura di chi ha paura. Cura le ferite e scaccia i demoni; mai li invoca.

caritas

Se, invece, ampi settori della Chiesa si accodano nel gridare istericamente contro razzisti e xenofobi, senza focalizzarsi sulle cause strutturali delle paure e senza capire che l’accoglienza è tale solo entro i limiti del buonsenso e delle possibilità concrete, va a finire che davvero lo diventa, il povero, razzista e xenofobo e pure ateo anticlericale. La demonizzazione non è politica, bensì moralismo impolitico da quattro spicci ed estetica dell’uomo nero, temuto o adorato; ecco perché convengono i migranti, a Salvini e ai suoi avversari. Per chi lo segue, gloria effimera; per chi pensa di contrastarlo con coraggio, autogol clamoroso, dato che su quel campo, con le regole per il gioco delle parti stabilite da Salvini, lui è imbattibile. Finché non si offrono soluzioni realisticamente praticabili più di una maglietta rossa o di un predicozzo antirazzista, la Lega continuerà a crescere.

Per una carità attiva

Vogliamo davvero trascinarci verso questo baratro o ascoltare il grido di tutti i poveri?  Partiamo da quelli italiani che aspirano ad un futuro non peggiore del presente. Partiamo anche dagli “stranieri” che hanno diritto di essere accolti in Italia anziché parcheggiati e sfruttati. Infine, partiamo da quelli che vanno “aiutati a casa loro”, impegnandoci da subito nei corridoi umanitari e in un serio “Piano Africa” che non sia uno spot elettorale né l’ennesima forma di colonizzazione che aggraverebbe i problemi anziché alleviarli.

Piotr Zygulski, Vincenzo Romano, Christian Alberto Polli per il blog Nipoti di Maritain

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L'autore: Piotr Zygulski

Piotr Zygulski (Genova, 1993) è giornalista pubblicista. È autore di monografie sui pensatori post-marxisti Costanzo Preve e Gianfranco La Grassa, oltre a pubblicazioni in ambito teologico. Nel 2016 si è laureato in Economia e Commercio presso l'Università di Genova, proseguendo gli studi magistrali in Filosofia all'Università di Perugia e all'Istituto Universitario Sophia di Loppiano (FI), discutendo una tesi su una lettura trinitaria dell'attualismo di Giovanni Gentile. Attualmente è dottorando all'Istituto Universitario Sophia in Escatologia, con uno sguardo sulla teologia islamica sciita, in collaborazione con il Risalat Institute di Qom, in Iran. Dal 2016 dirige la rivista di dibattito ecclesiale Nipoti di Maritain. Interessato da sempre alla politica e ai suoi rapporti con l’economia e con la filosofia, fa parte di Termometro Politico dal 2014, specializzandosi in sistemi elettorali, modellizzazione dello spazio politico e analisi sondaggi.
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