Governo ultime notizie: Tav, lavoro e diritti civili. I punti di vista M5S-Lega
La convivenza di Movimento 5 Stelle e Lega non è mai stata del tutto pacifica; d’altra parte, la tensione sembra tornata alle stelle nell’esecutivo giallo-verde. Tav, lavoro e diritti, alla base dello scontro che si sta consumando tra le fila della maggioranza. Innanzitutto, è l’Alta Velocità Torino-Lione a far scaldare gli animi; dopo il ripensamento della grande opera caldeggiato dal ministro dei Trasporti Toninelli, è arrivata puntuale lo stoccata del vicepremier Salvini.
Il primo vorrebbe un progetto migliore e ammette che ci vorrà del tempo – mesi – per studiare il dossier; insomma, prendere tempo per non inimicarsi una consistente fetta del proprio elettorato: in campagna elettorale, i 5 stelle si dichiaravano del tutto contrari alla TAV. Il secondo che ribadisce l’importanza di andare avanti come da contratto – anche se nel “contratto” questo aspetto non è chiaro – anche per non far pagare all’Italia una penale di 2 miliardi in caso di stop ai lavori.
In realtà, non si sa bene quanto costerebbe la decisione di bloccare la TAV vista la complessità dell’accordo. Tuttavia, non è prevista alcuna “penale” hanno chiarito dalla Commissione Europea, semmai bisognerà restituire i circa 800 milioni che l’Ue ha erogato per il potenziamento delle reti di trasporto continentali (CEF).
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Ieri poi si è aperto un altro fronte nella battaglia tra Movimento e Carroccio dopo l’ultima dichiarazione del ministro della Famiglia Fontana sulle adozioni gay. Il salviniano di ferro, ripetendo quanto annunciato in occasione del proprio insediamento, ha ribadito la sua contrarietà, per dirla in breve, all’«utero in affitto». Gli ha risposto piccato il pentastellato Spadafora, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega a Pari opportunità e giovani: “fermi la propaganda; apra una discussione seria”.
Inoltre, non smette di alimentare le polemiche interne il Decreto Dignità. Giovedì, dovrebbe ricevere il nullaosta di Montecitorio; nel frattempo, però, il governatore veneto Zaia si è fatto portavoce del malcontento di una parte dei leghisti; quindi, ha chiesto di rivedere le misure del provvedimento che penalizzerebbero le imprese. Il ministro dei Rapporti col Parlamento Fraccaro ha tentato di mettere una toppa: non esiste un problema Veneto.