Elogio della bruttezza, tra ieri e oggi. L’esempio di Sylvia Von Harden
Elogio della bruttezza, tra ieri e oggi. L’esempio di Sylvia Von Harden
Nell’incipit del suo libro, Storia della Bruttezza, edito nel 2007 da Bompiani, Umberto Eco scriveva che il concetto di bruttezza non è mai stato ben definito nel corso della storia, al contrario di quanto accadeva per la bellezza; il brutto finiva così per essere il semplice opposto del bello. Ma quindi, cos’è il brutto? Effettivamente potremmo definirlo come ciò che non rientra nei canoni di bellezza. Ma chi stabilisce questi canoni? La società? Le case di moda? Instagram?
E’ innegabile che i social e, negli ultimi tempi soprattutto Instagram, abbiano contribuito a fomentare la voglia di mettersi in mostra, di apparire e di piacere. E’ questo, forse, un elemento negativo? Assolutamente no. La libertà (di tutti) passa per questo: la libertà di scelta. E’ giusto, però, che anche una certa minoranza dica la sua e risponda all’inarrestabile trend della donna “bella e modella” che circola su internet.
La bruttezza di Sylvia Von Harden
Nel 1926, l’artista tedesco Otto Dix, esponente della “Nuova Oggettività” realizzò il celebre Ritratto di Sylvia Von Harden. Ma qual era la caratteristica straordinaria di questa donna, tanto da meritarsi un ritratto da uno degli artisti più discussi del tempo? Nessuna. O meglio, quella di essere al di fuori dei canoni tradizionali. Sylvia era una giornalista e poetessa tedesca, ruolo non facile da ricoprire nella Germania della Repubblica di Weimar, periodo che porterà poi all’ascesa di Hitler.
I due si conoscono per caso, al Cafè Romain, e Otto rimane immediatamente colpito dalla “diversità” di questa donna. Secondo quanto tramandato dalla tradizione, Sylvia chiese in maniera incredula se davvero Otto avesse voglia di dipingere una donna con gli occhi smorti, le orecchie ornate, il naso lungo, le labbra sottili, le mani lunghe, le gambe corte, i piedi grandi; una donna completamente al di fuori dei canoni di bellezza del tempo (e forse, potremmo dire, anche di oggi). Ma Otto aveva visto oltre, aveva visto l’emblema della vera donna del tempo. Il quadro, infatti, rappresenta una donna dalle sembianze mascoline con il monocolo, i capelli corti, la mascella grande; una donna che beve cocktail e fuma sigarette, un atteggiamento spavaldo e non convenzionale per l’epoca. Il quadro è sì una critica feroce, ma vuole anche accendere i riflettori su un nuovo modello di donna che si sta affermando, completamente al di fuori dagli schemi convenzionali.
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La bruttezza e la bellezza di oggi
Il tema risulta molto piú serio di quel che puó sembrare proprio perché i social network hanno contributo allo sviluppo di nuove forme di bullismo. Un caso é sicuramente il body shaming, ovvero la vergogna di mostrare il proprio corpo cosí com’è. Spesso, infatti, molte ragazze vengono prese di mira dai bulli del web e denigrate perché proprio al di fuori dei “classici” canoni di bellezza. A risentirne sono soprattutto le adolescenti, principali vittime di bullismo, la cui autostima viene fortemente condizionata. Questi fenomeni, purtroppo, in alcuni casi sono sfociati in spiacevoli tragedie. Si tratta, dunque, di un problema a carattere sociale che ha a che vedere con le forme di socializzazione primaria (famiglia e scuola) e secondaria (amicizie e ambiente lavorativo).
Questo per dire cosa? Che se una donna convenzionalmente bella può guadagnare copertine di giornali, una donna particolare, originale, “diversa” può guadagnarsi un ritratto da un celebre artista e finire esposta al Centro George Pompidou di Parigi.
Attenzione però: non esistono una parte giusta e una parte sbagliata, esistono due facce di una medaglia; ognuna è libera di scegliere dove stare. Ciò che è importa è una sola cosa: che nessuna si senta lasciata indietro o esclusa.