MMA: weight cutting, pratica giusta o sbagliata?
MMA: weight cutting, pratica giusta o sbagliata?
In merito alle sue recenti dichiarazioni, l’atleta George St Pierre ha riacceso un dibattito parecchio in voga nel mondo delle MMA: il taglio del peso è una pratica giusta o sbagliata?
Partendo dalla sua definizione, il taglio del peso, meglio noto come “weight-cutting“, è una pratica parecchio diffusa negli sport da combattimento, consiste sostanzialmente nella riduzione del peso corporeo in modo da poter permettere agli atleti di combattere in categorie di peso inferiori a quelle del loro peso naturale.
Questo, agli esiti e allo svolgimento del match, è un vantaggio da non sottovalutare, benché la sua effettiva efficacia sia diminuita, questo anche a causa della diffusione di questo metodo.
Ma il suo relativo impiego è aumentato in maniera esponenziale, sfruttando il vantaggio (ipotetico) in termini di massa corporea che questa pratica può dare.
Col tempo, il motivo per cui la quasi totalità dei praticanti di MMA fa uso del taglio del peso, è andato per la strada inversa.
Prima, gli atleti praticavano il weight-cutting per poter scendere agevolmente di categoria.
Adesso il problema maggiore è quello di ritrovarsi a combattere in categorie superiori, dove la portata pesistica è ovviamente maggiore.
Le variabili che vanno ad influenzare il limite massimo del taglio del peso, sono numerose.
Tra queste, possiamo citare ovviamente il peso dell’atleta.
Entra in gioco anche il lasso di tempo che intercorre tra “prova della bilancia” e il match, fase in cui si può recuperare una minima parte dei kg persi.
Le categorie di peso in cui questa pratica è diffusa rappresentano un numero molto alto, ma quella più “popolata” è la categoria dei middleweight, i pesi medi.
Per fare un pratico esempio, gli atleti che combattono poco sopra gli 80 kg (84, per la precisione) hanno in realtà un peso naturale che si avvicina addirittura ai 90 kg e in certi casi ci si trova anche oltre, arrivando fino ai 100kg.
Vista così, la pratica del weight-cutting sembra vantaggiosa, ma bisogna prendere in considerazione le reazioni fisiologiche degli atleti in questione, i quali vengono sottoposti a dei regimi davvero duri con delle situazioni di affaticamento e di problemi relativi all’organismo davvero duri da sopportare.
Ci sono stati dei casi parecchio eclatanti, riguardanti i problemi che comporta questa pratica.
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MMA: gli effetti del weight-cutting sugli atleti
Alcuni atleti, durante il taglio del peso, hanno risentito parecchio di questo, sia fisicamente che psicologicamente.
E’ il caso di Miesha Tate, che a causa di un carico eccessivo durante la pratica si è trovata in stato di semi-incoscienza.
Anche Rafael Dos Anjos, fighter brasiliano, ha avuto dei problemi abbastanza gravi, rischiando addirittura di morire.
Ecco le sue dichiarazioni in merito:
“La sera prima della cerimonia del peso” (riferimento al match poi perso con Alvarez, ndr) “persi 8-9 libbre durante l’allenamento. Me ne restavano da tagliare altre 3, ma tutto procedeva secondo i piani. Feci un bagno di sale che durò all’incirca 15 minuti, al termine del quale, alzandomi, accusai un forte giramento di testa. Mi sedetti, convincendomi che tutto fosse passato. Tornando in piedi però svenni, cadendo all’indietro. Sono stato a pochi centimetri dal colpire il lavandino con la testa! Quel giorno sarei anche potuto morire. Il mio team decise così di portarmi a letto, dove ebbi un altro mancamento dopo appena qualche secondo di lucidità. La cosa si è ripetuta ancora un’altra volta, e fu allora che dissi ai miei allenatori di chiamare il 911 e disdire il match“.
Recentemente, George St Pierre, campione dei pesi medi, ha rilasciato una dichiarazione in merito al weight-cutting e ai suoi rischi:
“È triste da dire, ma a volte penso che dobbiamo aspettare che ci scappi la tragedia prima di cambiare le cose? Voglio dire, è assurdo. Perciò la proposta di Chael mi sembra molto intelligente”, ovvero anticipare il più possibile il peso al giorno del match, come ha appunto proposto Chael Sonnen.
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