“Il Def stimerà una crescita tra lo 0,8 e lo 0,9%: un dato più basso dell’1% indicato nella previsione (ahimè un po’ ottimistica) dell’ex ministro Saccomanni” , “siamo talmente rigorosi e seri che a fine anno saremo molto più vicini all’uno per cento di crescita del Pil che non allo zero virgola otto” , “sono molto fiducioso e ottimista” sull’economia italiana, perchè “i numeri sono molto incoraggianti” e, soprattutto, perché se l’Italia sarà capace di fare le riforme strutturali necessarie “è in condizione per tornare a crescere”.
Dopo due mesi, qualche decreto approvato e la riforma costituzionale in dirittura d’arrivo (ma solo in prima lettura), la situazione non è più così rosea. Dopo i dati Istat di stamane, siamo ricaduti nel baratro. Notare la differenza: “Alle famiglie dico: dovete avere allo stesso tempo fiducia e dovete spendere al meglio le risorse aggiuntive che vi vengono trasmesse” (Padoan), “in queste ore i dati negativi sulla crescita non devono portarci alla solita difesa d’ufficio. Dobbiamo avere il coraggio e la voglia di guardare la realtà: l’Italia ha tutto per farcela e per uscire dalla crisi. Ma deve cambiare” (Renzi).
Sparare sulla croce rossa, con questi chiari di luna, è fin troppo facile. Ma i dati dell’Istituto nazionale di statistica, appaiono quanto mai angosciosi, fatali. Nello stesso momento, come ogni tipico truman show italiota, c’è chi invoca la troika (Scalfari su Repubblica) e chi si appella a “coraggio” e “fiducia” (indovinate chi). E nel mezzo rimangono milioni di cittadini alla mercé del duo Palazzo Chigi-Tesoro (per non parlare del trio Bce-Fmi-Ue). Rimangono, comunque le parole di Pier Carlo Padoan, titolare del ministero dell’Economia, che invita a non ammonticchiare gli 80 euro, gentilmente concessi dal governo in maggio, sotto il cuscino ma di investirli per riavviare la domanda interna. Ieri la Confcommercio aveva avvisato: “gli effetti degli 80 euro sui consumi sono quasi indivisibili”. Padoan incoraggia i cittadini: “con la legge di stabilità renderemo permanente il bonus”, perciò non abbiate timore e spendete. Il commento ufficiale ai dati Istat dal tesoro è proprio questo. E, assicura lo stesso Padoan, “la manovra non è dietro l’angolo” ma solo “con un controllo attento delle spese” (con riferimento al Parlamento che in autunno si metterà a lavorare sulla legge di stabilità). Dal governo, oltre al premier Renzi, arrivano comunque altre velate rassicurazioni. Graziano Delrio sminuisce i dati Istat: “Sapevamo, come ho sempre detto, che il problema nostro è del secondo semestre, gli effetti li vedremo nel secondo semestre quindi non c’è bisogno di allarmarsi”. Poi si fa coraggio: “la direzione è sicuramente quella giusta”.
Frattanto, il governo è alle prese anche con un altro dossier piuttosto scottante. “Quota 96”, dopo il pasticcio dei giorni passati, non può più aspettare. A fine agosto, assicurano da Palazzo Chigi, arriverà un decreto riparatorio. E mentre i 4000 insegnanti rimangono alla finestra, interviene il viceministro dell’economia Morando che smentisce di “bracci di ferro” tra Palazzo Chigi e via XX settembre: “Il ministero dell’Economia non centra nulla” perché “nel momento in cui un ddl è in una Camera, il testo è oggetto di verifica da parte della Ragioneria dello Stato” e se qualcosa non va “vengono apportate delle modifiche”. “In questo caso -continua Morando- su quattro norme sono state rilevate coperture carenti, scorrette oppure addirittura assenti”. Ma non esiste alcuna “iniziativa politica, guerra o battaglia”. E intanto 4000 insegnanti aspettano.
Giacomo Salvini