Continua la fase rialzista del dollaro nei confronti di quasi tutte le altre valute, in particolare la lira turca. L’analisi forex, però, suggerisce che la situazione potrebbe cambiare: mentre la debolezza della lira turca potrebbe durare ancora, i giorni del biglietto verde forte potrebbero essere contati.
Analisi forex: dove va il dollaro?
Dopo un 2017 all’insegna della debolezza (l’anno peggiore dal 2003), il biglietto verde è ritornato ai massimi da un anno. Si è trattato di un ritorno di fiamma inatteso per molti versi, e che ha provocato sconvolgimenti soprattutto sui mercati emergenti.
Donald Trump fino a poche settimane fa lamentava il fatto che un dollaro forte fosse d’intralcio alla sua agenda economica, poiché agevola gli avversari degli USA (Cina e Europa in primis). Oggi invece sembra avere cambiato idea.
Il motivo è che le politiche economiche di Trump hanno rafforzato l’economia USA, e questo ha provocato, di conseguenza, il rafforzamento della valuta.
Il taglio delle tasse ha stimolato l’economia, che è cresciuta più velocemente del resto del mondo e ciò ha alzato le aspettative di inflazione. La Federal Reserve ha agito come da manuale, alzando i tassi di interesse, e sostenendo così il rafforzamento del dollaro.
Per Trump la forza del dollaro è una narrativa favorevole, che gli permette di dire che sta rendendo l’America di nuovo grande, come recitava il suo slogan elettorale. Ma durerà?
Motivi di debolezza per il dollaro
Ci sono varie ragioni per dubitarne: i fondamentali economici, fra cui il deficit commerciale, già depongono per un nuovo indebolimento del dollaro. Le manovre economiche di Trump, mirate al brevissimo periodo, presto esauriranno i loro effetti, riportando la crescita USA in linea con il resto del mondo. Ciò causerà un rallentamento degli aumenti dei tassi di interesse da parte della Fed.
A deporre contro la forza del dollaro, infine, c’è anche la politica. Le recenti condanne di Paul Manafort e Michael Cohen, uomini di Trump, rischiano di dissipare il capitale politico del presidente, specialmente in vista delle elezioni di novembre, che potrebbero vedere guadagni elettorali per i democratici.
In questo senso,l’analisi forex suggerisce che l’euro, dagli attuali 1,15, potrebbe tornare sopra quota 1,20 (fino anche 1,25) nell’arco del prossimo anno. Lo yen
E la lira turca?
I mercati emergenti tirerebbero un sospiro di sollievo se il dollaro tornasse a indebolirsi, poiché questi Paesi sono spesso indebitati in valuta forte made in USA. Ma questo potrebbe non essere vero per la lira turca.
La Turchia è da sempre molto sensibile ai flussi monetari. In fasi di crescita il denaro fluisce con forza verso Ankara, ma al minimo segnale di incertezza la valuta forte prende velocemente il volo, lasciando solo i debiti.
Questo è avvenuto anche ad agosto, ma con una differenza fondamentale. Dopo lo scontro diplomatico con gli Stati Uniti, Ankara ha deciso di ingaggiare una “guerra” economica da una posizione di decisa debolezza.
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha escluso con forza interventi sui tassi di interesse in difesa della valuta turca. La lira si è trovata da sola ad affrontare la forza del dollaro e le incertezze sull’economia, ora zavorrata da un debito in valuta forte molto più pesante se tradotto in valuta locale.
Erdogan non sembra voler ritornare sui propri passi. Questo, per l’analisi forex, questo depone a favore di un ulteriore deprezzamento della lira anche fino a quota 8, dagli attuali 6.
Chi volesse prendere posizione sulla lira dovrebbe puntare al lungo periodo. Conviene aspettare che la lira tocchi il fondo e comprare scommettendo su un ritorno ai livelli attuali nel prossimo anno. Bisognerà comunque verificare se Erdogan si ridurrà a più miti consigli.
Si ricordi, in ogni caso, che la volatilità nel forex è molto alta e soggetta a cambi d’umore repentini: basta un tweet di Trump per provocare perdite ingenti. L’investitore valuti bene i rischi che potrebbero dilapidare il suo capitale e prenda in considerazione anche investimenti difensivi.