Martedì scorso avevamo scritto di talpe e dichiarazioni di facciata degli addetti ai lavori. Oggi giungono nuove indiscrezioni e non possiamo che scriverne. Il tutto legato da un unico argomento: il Patto del Nazareno. La pietra miliare della terza Repubblica ormai è sulla bocca di tutti: editorialisti, dissidenti (azzurri e dem), aventiniani, cronisti d’inchiesta. Cambiano i soggetti, ma il refrain è sempre lo stesso: il patto è scritto? E se sì, che c’è dentro? Solo Italicum e riforma costituzionale o anche clausole segrete su giustizia, Quirinale ed economia? Nella lunga passerella di detective in cerca di fama, oggi risponde per noi Pierferdinando Casini, in un’intervista a Tommaso Cerno de l’Espresso (in edicola domani): “dal punto di vista chirografico non esiste nessun patto del Nazareno. Quindi inutile cercare fogli nei cassetti”. E nel merito dell’accordo? “Silvio Berlusconi in Italia non ha solo una dimensione politica, ma anche economica. Vive una défaillance partitica, ma ha la forza sufficiente per usare la contraerea e garantire la sua impresa”. Che tradotto dal politichese nostrano significa solo una cosa: Berlusconi con il patto del Nazareno vuole salvare la sua azienda, cioè Mediaset.
Riavvolgiamo rapidamente il nastro. Il 23 luglio sull’house organ di Forza Italia alla Camera (di proprietà di Renato Brunetta) appare una dichiarazione attribuibile al pregiudicato costituente: “Non m’importa del Senato, l’accordo con Renzi è su Italicum e giustizia”. Poi è la volta di Giovanni Toti, fedelissimo di Arcore, che quattro giorni dopo dice: “Il patto del Nazareno esiste e io l’ho visto. Io come molti altri dirigenti di Forza Italia”. Il primo d’agosto Maria Rosaria Rossi, al secolo “la badante”, risponde così ad Alessandro De Angelis dell’ Huffington Post: “tra persone per bene vale una stretta di mano. Se poi le persone in questione, ovvero Renzi e Berlusconi, mentre parlavano hanno preso due appunti come promemoria mi pare una cosa normale”. Lo stesso giorno arriva anche un altro scoop: il Fatto annuncia che nel patto è presente una clausola anti-Prodi per il Quirinale come successore di Giorgio Napolitano, che presumibilmente si dimetterà nel 2015. Interpellato dal giornale di Antonio Padellaro, il professore risponde (e siamo al 2 agosto): “Non sono sorpreso per niente”. Forse solo semplici indiscrezioni, ma tant’è. Anche i lavori parlamentari fanno presagire ad un accordo ben preciso, da rinsaldare continuamente: il ddl Boschi sul Senato, il Titolo V, l’Italicum in arrivo in autunno, ma soprattutto una fase di tregua sulla giustizia (come denunciano anche i 5 stelle).
Ritornando su Casini. Proprio l’Huffington Post ha rivelato il contenuto della visita del leader dell’Udc a palazzo Grazioli avvenuta la scorsa settimana e Berlusconi ha raccontato la vicenda allo stesso Renzi: “E’ venuto da me (dice Berlusconi di Casini, ndr), mi ha riempito di complimenti e poi si è autocandidato a capo dello Stato. Che parac..o, hai capito?”. E, leggendo l’intervista di Cerno, tutto torna. Le domande non vertono solo sul patto del Nazareno, ma sono a più ampio raggio. Sul finire, ecco il colpo di scena: “Il candidato per il Colle per deve restare così com’è oggi” dice Casini, “dev’essere terzo e non essere espressione di una maggioranza”. E chi meglio di lui che ama sia il giovane premier che l’ex Cavaliere. Infine, conclude: “la regola dell’età (per il Quirinale, ndr) ha sempre meno senso, secondo me. L’esperienza, quella sì che serve, ma non sempre fa il paio con l’età”. Ce lo vediamo proprio, contemplarsi allo specchio e strepitare giulivo: “sì, sono proprio quello giusto”.
Giacomo Salvini