L’epidemia di Ebola in corso in Africa occidentale è una “emergenza di salute pubblica di livello internazionale”. Lo ha deciso il comitato di emergenza istituito dall’Organizzazione mondiale della sanità Oms, che ha dato l’annuncio durante una conferenza stampa a Ginevra.
Lo status prevede misure aggiuntive di contenimento. In passato lo status era stato utilizzato solo per la pandemia di influenza H1N1, la cosiddetta ‘suinà, e poche settimane fa per la polio.
“L’epidemia di Ebola in Africa Occidentale costituisce un ‘evento straordinario’, e un rischio di salute pubblica per gli altri Stati – hanno spiegato gli esperti del comitato, che si è riunito per due giorni – le possibili conseguenze di un’ulteriore espansione sono particolarmente serie e una risposta internazionale è necessaria. È parere unanime del comitato che siano soddisfatti i criteri per dichiararla emergenza internazionale di salute pubblica”.
Ebola, Oms “Epidemia peggiore degli ultimi 40 anni” – L’epidemia di Ebola in corso in Africa Occidentale è “la peggiore che si sia avuta in almeno 40 anni”. Lo ha affermato il segretario generale dell’Oms Margaret Chan aprendo la conferenza stampa del Comitato di emergenza sulla malattia a Ginevra. “Ci sono le condizioni per dichiarare l’epidemia un’emergenza di salute pubblica internazionale – ha spiegato il segretario generale dell’Oms -. Uno sforzo coordinato a livello internazionale è indispensabile per fermare la diffusione del virus”.
In un articolo di Raffaele Masto da noi pubblicato lo scorso 31 luglio dal titolo evocativo “Ebola, una bomba pronta ad esplodere in Africa e non solo” venivano evidenziati i rischi collegati all’epidemia.
“Smentendo le rassicuranti previsioni istituzionali, sia in Africa che in Europa, la diffusione del virus di Ebola continua a raggiungere confini e territori sempre più avanzati, e non solo in Africa. Considero le valutazioni rassicuranti fuori luogo, forse dettate da un tentativo di non allarmare la popolazione. Il fatto è che purtroppo Ebola è un virus con un alto potere di contagio che finora si è manifestato in regioni remote, poco abitate, di foresta pluviale. Territori che erano facilmente controllabil e sui quali si poteva realizzare una sorta di cordone sanitario che impedisse il propagarsi del contagio. Sierra Leone, Guinea e Liberia sono invece paesi con densità abitative più alte e inoltre il virus si è manifestato a Freetown, a Monrovia, a Conakry…”