Guadagnare più della Merkel: alla Camera dei Deputati si può. Peraltro senza essere nemmeno parlamentari. E’ quanto emerge dall’analisi di Gian Antonio Stella – esperto di sprechi legati ai costi della politica, autore insieme al collega Sergio Rizzo del bestseller ‘La Casta’ – pubblicata sul ‘Corriere della Sera’. Cifre che, al solito, faranno discutere.
TETTO STIPENDI – Il parallelo con lo stipendio della Cancelliera tedesca è legato al tetto agli stipendi dei manager stabilito dal governo Renzi e fissato a 240 mila euro. Appunto, 9 mila in più della cifra percepita annualmente da Angela Merkel. Cifre che lasciano perplesso Stella: “la cancelliera tedesca ha forse una «professionalità» più bassa dei nostri funzionari?”
MERKEL MA NON SOLO – Il parallelo fa ancor più riflettere se operato in termini di Pil: “quel tetto, dopo anni di crisi, consumi in calo, disoccupazione crescente, equivale al Pil pro capite di 9 friulani, 14 sardi, 16 pugliesi o 17 calabresi”. Cifre che però non fermano le sigle sindacali di Montecitorio, che con Anna Danzi dichiarano senza batter ciglio: “Il nostro lavoro richiede una elevata professionalità. Come tutte le cose pregiate, come una Porsche, ha un costo. Nessuno si stupisce se costa di più un diamante di una pietra di scarso pregio”.
LO STRAPOTERE DEI BUROCRATI – La situazione fa ancor più specie nel momento in cui si parla dell’Italia, cioè “l’unico paese dell’Europa e dell’Ocse ad avere avuto negli ultimi anni un crollo del reddito pro capite”. Oltre alle colpe della classe politica, Stella individua quelle dei burocrati di apparato: “che la progressiva decadenza di una classe politica sempre più mediocre abbia spalancato spazi enormi agli apparati di supporto è indiscutibile. Che questi apparati siano spesso chiamati a rimediare alle carenze di questo o quell’altro eletto del popolo è altrettanto vero”. Ma, parafrasando Max Weber: “Ogni burocrazia si adopera per rafforzare la superiorità della sua posizione mantenendo segrete le sue informazioni e le sue intenzioni”.
IL DETTAGLIO – Stella ricorda le parole del commissario alla spending review Carlo Cottarelli, che mesi fa evidenziava che in Italia i dirigenti pubblici di prima fascia sono pagati decisamente più dei propri concittadini. Per la precisione, il 10,17% in più, decisamente meglio che in Germania (+4,27%), Francia (+5,21%) e Gran Bretagna (5,59%). Per non parlare delle alte cariche burocratiche, come quella del consigliere parlamentare, che prende quasi il doppio del Segretario generale dell’Onu: 421.219 euro lordi contro 222 mila.
PROTESTE DISCUTIBILI – Senza fondamento anche le proteste sindacali che sottolineano come i funzionari stiano siglando “accordi a perdere” da 10 anni. Stella dimostra che non è così: nonostante i tagli operati nell’ultimo biennio – grazie all’azione in primis del M5S e del presidente della Camera, Laura Boldrini – il costo medio è di 149 mila euro. Cioè oltre 21 mila in più rispetto alla cifra che i funzionari avrebbero intascato semplicemente aggiornando lo stipendio medio del 2006 – cioè prima della crisi – all’inflazione. Il tutto mentre l’Ocse, nel biennio 2007-2012, certificava un erosione del reddito medio italiano del 12,9%. Insomma, altro che accordi a perdere.