Governo ultime notizie: Quantitative easing bis per l’Italia?
Governo ultime notizie: Quantitative easing bis per l’Italia?
Mentre il mandato di Mario Draghi giunge al termine (manca poco più di un anno), si torna a parlare del quantitative easing: misura di politica monetaria che ha salvato molti Paesi europei dall’impennata dello spread. Già ieri abbiamo parlato delle tensioni all’interno della coalizione gialloverde circa la possibilità di sforare il 3% del rapporto deficit/pil. Una delle ragioni per cui un eventuale sforamento del parametro potrebbe risultare decisamente deleterio, è il probabile crollo di fiducia da parte degli investitori. Secondo alcune stime riportate dai sondaggisti del noto portale economico Bloomberg, uno sforamento del rapporto deficit/pil senza un secondo quantitative easing, rischia di far schizzare lo spread ai 470 punti base. Ciò aprirebbe una finestra allettante per gli speculatori, che potrebbero “dare il la” a una grave crisi finanziaria.
Una delle possibili soluzioni per evitare la tempesta perfetta sarebbe quella di concedere un secondo quantitative easing, lanciato dalla BCE e di cui potrebbe beneficiarsi maggiormente proprio l’Italia. Il primo è stato lanciato nel 2015 proprio da Mario Draghi, per provare ad uscire dalla stagnazione in cui versavano vari paesi della zona euro. Una manovra dal valore iniziale di 60 miliardi di euro al mese.
Governo ultime notizie: cos’è il quantitative easing?
Il quantitative easing consiste nell’immissione di moneta nel circuito attraverso l’acquisto di titoli di stato. È una politica monetaria espansiva che, nella teoria, stimola la circolazione del contante attraverso una riduzione dei tassi d’interesse sui titoli e un relativo aumento del prezzo dei titoli. Una politica che, in definitiva, stimola la propensione alla spesa e al consumo e riduce quella della propensione al risparmio. Attraverso l’immissione controllata di moneta si genera un meccanismo inflazionistico (anche questo, controllato) che permette di allontanare il pericolo della deflazione (segnale di una crisi economica o, quanto meno, di una decrescita).
Nel caso specifico della BCE, l’investimento è stato più che consistente all’interno di tutta l’area euro, passando dai 60 miliardi al mese, fino al picco di 80 miliardi mensili per poi scendere, drasticamente, nell’ultimo periodo. Attualmente, la BCE acquista titoli per un valore di 30 miliardi di euro al mese. Cifra che si dimezzerà a parte da ottobre e che, finalmente, si concluderà a gennaio 2019.