Riforme, perché ha vinto Silvio, ancora una volta
Solo un anno fa Silvio Berlusconi era politicamente morto. La sentenza Mediaset lo relegava ad un ruolo di secondo piano. Il Pdl da lì a poco sarebbe imploso. L’ex delfino Angelino Alfano ritrovava il quid perduto e abbandonava una nave che stava naufragando. L’estromissione dal Senato sembrò il tragico finale di vent’anni da corsaro. La rinascita di Forza Italia non bastò a rinvigorire il Cavaliere decaduto. Faide interne, lotte di potere e continui addii avevano minato la sicurezza granitica di Silvio di Arcore. Poi l’arrivo di Matteo Renzi. Vent’anni di guerra politico giudiziaria vennero accantonati. Berlusconi firmò con il rottamatore una pace politica che prese il nome di Patto del Nazareno. Sulla sua esistenza circolano storie leggendarie (ci sarebbe una versione scritta, al suo interno sarebbe presente una clausola che vieterebbe la salita di Prodi al Colle). L’unica cosa certa è che l’accordo ha tenuto.Nonostante i frondisti di Pd e Forza Italia. Nonostante i vari Chiti, Bersani, Minzolini, Fitto. Il restyling del Senato è cosa fatta, mancano tre letture ma il primo passo è compiuto. Manca la legge elettorale. Ma anche su quella gli ultimi ostacoli sono stati superati. E la prova dell’Aula non fa più paura come prima.
E allora chi ha vinto? Renzi o Berlusconi? L’ex Cavaliere ai punti. E i motivi sono limpidissimi. E’ all’opposizione. Può legittimamente intestarsi parte del merito della riforma costituzionale approvata al Senato. E ad ottobre, una volta andata in porto la legge elettorale, avrà le mani liberi per bastonare l’ex sindaco di Firenze sui temi economici. Il -0,2% è stato un duro colpo da digerire per Matteo. Berlusconi per ora ha evitato di infierire sull’avversario. I tempi ancora non sono maturi. La fiducia a Renzi, secondo gli ultimi sondaggi, è calata di un punto percentuale, ma rimane alta, quasi 50%. L’ex Cavaliere aspetta e spera. E da consumato politico qual è, attende la preda al varco.