First Man: il commento al film che ha inaugurato la 75a mostra di Venezia
Per la seconda volta Damiel Chazelle apre la Mostra del cinema di Venezia, sempre in coppia con Ryan Gosling, dopo La La Land è la volta di First man, la storia di Neal Armstrong il primo uomo ad arrivare sulla Luna.
Chazelle ci confida di aver passato, come tutti i bambini, un periodo in cui sognava di fare l’astronauta da grande, ma sicuramente il fatto che la madre sia una storica lo ha avvicinato e appassionato alla storia la ha influenzato nello scegliere di raccontare questa storia.
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First Man: un Gosling ispirato, “taciturno ma pieno di emozioni”
L’obbiettivo era di parlare di Neal, l’uomo e non l’eroe da noi conosciuto, vederlo l’intimità della sua famiglia, dei suoi dolori di cui non rendeva partecipe nessuno, neppure la moglie. Ne esce il ritratto di un uomo buono, intelligente e brillante che in seguito alla morte della figlia di pochi anni si butta nel lavoro fino a raggiungere i grandi successi che noi conosciamo. La delicatezza con cui Ryan Gosling interpreta il personaggio è ammirevole, sembra timido, con lo sguardo triste, taciturno ma pieno di emozioni.
Il film tratta un momento storico molto importante che vede l’America vittoriosa nei confronti della Russia, ma non si dimentica della fatica che c’è stata per arrivare fin qui, né degli errori, dei tentativi falliti, dei sacrifici e delle vittime. Per Armstrong è stata una grande emozione ma dal retrogusto amaro perché consapevole rispetto agli altri astronauti morti di essere stato semplicemente fortunato.
La lunga storia d’amore tra il cinema e la luna ha origini lontane con “Viaggio sulla Luna” di George Melies del 1902 passando per 2001: Odissea nello spazio di Kubrick, fino a First Man che arriverà presto in sala.