“Sono d’accordo con Draghi quando dice che l’Italia ha bisogno di fare le riforme ma come le faremo lo deciderò io, non la Troika, non la Bce, non la Commissione Europea”. Matteo Renzi mette le cose in chiaro e si mostra deciso sull’agenda politica del suo esecutivo. In un’intervista al Financial Times il premier torna ad affrontare l’annosa questione delle riforme istituzionali e la ripresa economica che stenta a volersi materializzare. Un nuova dura presa di posizione nei confronti delle istituzioni europee dopo le dichiarazioni rilasciate, poche ore prima, a La Stampa. “Farò io stesso le riforme perché l’Italia non ha bisogno di altri che spieghino cosa fare”, continua sicuro il premier chiarendo che nessuna ingerenza da parte dell’Ue né degli stati membri più forti come Germania e Inghilterra potrà mai “cambiare verso” alle scelte di politica economica del suo governo.
“Porteremo l’Italia fuori dalla crisi: l’Italia ha un grande futuro”, ripete più volte il Presidente del Consiglio nell’intervista. “Le finanze italiane sono sotto controllo e continueremo a ridurre le tasse”, promette Renzi che sulla possibilità di sforare il tetto deficit/Pil imposto dall’Ue si mostra cautamente ottimista: “Non ho assolutamente intenzione di superare il tetto del 3%. È una vecchia regola, ma anche se gli altri dovessero superarlo, per l’Italia è una questione di credibilità e di reputazione”. “Ci auguriamo – continua il premier parlando a nome dell’esecutivo – che nella seconda metà dell’anno i dati di crescita siano migliori”. “Faremo cose rivoluzionarie”, ribadisce Renzi certo che la recessione tecnica certificata nei giorni scorsi dall’Istat sia solo un momento di transizione e che le misure decise dal suo esecutivo porteranno benefici nel medio-lungo periodo.
Ieri ospite della Route Scoute a San Rossore, in provincia di Pisa, Renzi aveva dribblato le domande su politica ed economia. Nell’intervista al Financial Times, invece, il segretario dem è tornato sul dramma occupazione, intestandosi i meriti di una timida ripresa: “Negli ultimi due mesi noi abbiamo fatto in Italia 108 mila posti di lavoro in più, sono 108 mila persone che hanno trovato lavoro e non lo avevano”, spiega Renzi. “È un primo passo, non ancora sufficiente, però la cosa fondamentale è riuscire a cambiare il sistema paese”, precisa aggiungendo che “il lavoro non lo crea il presidente del Consiglio o il governo. Il lavoro lo creano le imprese quando sono messe nella condizione di farlo. Quindi quello che può fare un politico è cercare di rimuovere gli ostacoli”. Gli ostacoli sul cammino dell’Italia si chiamano “riforme” e questo il premier sembra saperlo bene visto il lungo elenco proposto al Financial Times: “un fisco troppo oneroso, una giustizia civile che scoraggia gli investimenti perché troppo lunga, un sistema di competitività nel Paese che vuol dire pubblica amministrazione inefficiente”.
Elenco che non sembra spaventare il premier convinto che l’Italia possa farcela. “Orgoglio e coraggio”, ha evocato ieri Renzi durante l’incontro con i giovani scout a San Rossore: ingredienti “fondamentali” anche per far ripartire l’Italia, ha ribadito Renzi dalle colonne del principale quotidiano economico del Regno Unito.
Carmela Adinolfi