“La vera rivoluzione è impedire l’evasione, non rincorrerla”: il problema è che “ci sono quasi 600 miliardi di accertamenti relativi agli anni passati, affidati alla riscossione di Equitalia, che non si riusciranno mai ad incassare. Dovremmo smettere di inseguirli, e concentrarci sull’evasione che si crea ogni anno”. Per il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, “lavorare sul passato comporta dei rischi, compreso quello di chiedere soldi ad aziende che nel frattempo sono fallite”.
Intervistata dal Corriere della Sera, Orlandi, che da poche settimane ha sostituito Attilio Befera, anticipa che non sarà presidente di Equitalia. Chiede al legislatore tempi di prescrizione “un pò più lunghi” e di non abbassare il turn over del personale dal 50 al 20%. Sugli accertamenti ritiene poi necessaria la collaborazione dell’Inps nelle segnalazioni sulle aziende: “Così posso intervenire in tempo, posso chiedere informazioni, mandare un ‘sms’ per ricordare una scadenza non onorata. Così si aumenta la ‘compliance’ cioè l’adesione al Fisco e si restringe l’area di evasione grave, la si individua meglio e vi si possono concentrare le risorse dell’Agenzia”.
La sua linea è quella della prevenzione certo, ma anche la “mano dura”. “Non è che ogni volta noi dobbiamo comminare la sanzione minima: un conto è l’errore formale, un conto la frode reiterata”. Il blocco delle azioni coatte sui piccoli debiti fiscali è stata, secondo il direttore dell’Agenzia, “una specie di sanatoria di massa…”. Orlandi definisce infine la dichiarazioni dei redditi precompilata “una rivoluzione” per quasi 20 milioni di contribuenti, e nel caso di correzioni “saranno i Caf, i commercialisti che fanno quelle dichiarazioni a rispondere degli eventuali errori. Molti italiani saranno finalmente liberi dalle tasse”.