“Nessuno potrà dirci ‘qui non mettete le mani’. Questo no, questo mai. Questo governo ha fatto un patto vero con il Paese e nessun settore può dirsi intoccabile”. Lo dice il ministro per la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, che intervistata da Avvenire, si rivolge ai sindacati: “La concertazione non può più essere un freno, non può bloccare le cose che vogliamo fare. Collaborazione e confronto sono fondamentali, ma niente resistenze”.
“Abbiamo mille giorni prima di fare un bilancio. Ma fra tre anni la Pubblica amministrazione sarà diversa, altrimenti avremo fallito” afferma il ministro. Sul decreto già approvato, ribadisce che “il dimezzamento di distacchi e permessi sindacali parte dal primo settembre, anche per allinearlo alla scuola. Andiamo avanti sin da subito anche sulla mobilità. Qui servono le tabelle di equiparazione per determinare la qualifica e la retribuzione del lavoratore che viene trasferito. Andavano già fatte da anni, ora le faremo sentendo i sindacati e la Conferenza Stato-Regioni, ma se non dovessimo trovare un accordo, andrò avanti da sola”.
Mentre sul prossimo cammino in Senato del disegno di legge delega, il ministro conferma l’obiettivo chiudere in parlamento “entro dicembre” ma si dice disposta rinviare di un mese se ci fosse la “collaborazione costruttiva” dei partiti. A questo proposito rivolge un esplicito appello a Cinque Stelle: “La riforma della PA cambierà la vita della persone. I Cinque Stelle non facciano l’errore che hanno fatto sul Senato, non si sottraggano al confronto. È ora che entrino in gioco: mi aiutino a fare meglio perchè questo Stato è anche loro, è anche dei loro figli”.
ART. 18, MADIA “BASTA RETORICA SGANCIATA DA SVILUPPO” – “Noi dobbiamo uscire da un modo conformista di affrontare i problemi, e questo vale anche per il mercato del lavoro. Non dobbiamo piantare bandierine, dobbiamo governare e farlo con coraggio che è proprio l’opposto del conformismo”. “Non ha senso – continua il ministro Madia – fare una discussione retorica articolo 18 sì o no, sganciata da politiche di sviluppo e nuove tutele sociali. Il nostro vuol essere davvero un governo di rottura”. “Ai precari della mia generazione – aggiunge il ministro – non interessano i posizionamenti politici e le piccole tattiche, loro guardano il ‘Jobs act’ del ministro Poletti nella sua visione complessiva. Cosa succede se perdi il lavoro? Lo Stato deve prenderti per mano non in modo assistenziale, ma accompagnarti verso una nuova occupazione”.