Umberto I, spostati due malati per far posto al senatore
Policlinico Umberto I, Roma. Un senatore dell’Udc viene ricoverato e, per lasciarlo tutto solo, si mobilita mezzo reparto. Due pazienti vengono trasferiti d’urgenza in un’altra sala già occupata da quattro malati. E se non ci fosse stata la lettera di denuncia di Roberta Cristofani, studentessa di Infermieristica in tirocinio all’ospedale romano, al primario del reparto, tutto questo sarebbe passato sotto silenzio. E’ la casta, bellezza.
LA PROTESTA – Affidata la lettera al proprio profilo facebook, la studentessa scrive: “Una sera, verso le 20, ho notato una certa agitazione da parte del personale. Due pazienti, senza ricevere alcuna spiegazione, sono stati spostati in stanze in cui erano presenti già altri quattro letti, mentre quella in cui si trovavano loro è rimasta vuota. Lo stato di agitazione continuava: apriamo le finestre, spruzziamo un deodorante, il nuovo letto deve essere perfetto. Il nuovo letto. Uno solo. Io non ho molta esperienza, per questo mi è sembrato naturale chiedere lumi. “Domani arriva il senatore. Deve stare in una stanza singola, disposizioni del primario”. Di primo acchito, non ho capito molto di ciò che mi era stato comunicato. Perché mai il senatore dovrebbe stare in una stanza singola? Con la penuria di letti che abbiamo, tra l’altro?”. E, come si legge, è proprio toccato a lei l’ingrato compito di comunicare ai due pazienti che “per fare posto al senatore avrebbero dovuto spostarsi”. “Voi siete malati di serie B, dovete far spazio al malato di serie A”, ordina ironicamente (ma non troppo) la studentessa. E poi, conclude amareggiata: “La prego (Professor Violi,ndr) con tutto il cuore, di non lasciarmi con la sensazione amara che “tutti i pazienti sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri”.
L’INDAGINE DEI MEDIA – Il Giornale di Alessandro Sallusti ha provato a capirci di più. Prima ha chiesto conferme e, soprattutto, spiegazioni al Policlinico romano. Tutto confermato (dovrebbe essere accaduto nel giugno scorso) ma non viene rivelato il nome del senatore per motivi di privacy. Neppure la studentessa svela l’identikit del politico centrista. Le ricerche del quotidiano berlusconiano conducono ad Antonio de Poli che venerdì scorso era in aula per votare, a favore, sulla riforma del Senato. Secondo l’ospedale, comunque, il senatore non avrebbe ricevuto alcun trattamento favorevole perché “la struttura deve farsi carico di garantire, anche in considerazione delle specifiche patologie, la privacy e la sicurezza di tutti i pazienti ricoverati”. Non c’è stato nessun favoritismo, “ma il medesimo trattamento anche quando trattasi di personaggi pubblici incaricati di particolari funzioni che scelgono, indipendentemente dal confort alberghiero, di farsi curare preso il policlinico”. Che è un po’ come dire: siccome lo facciamo con tutti, perché non possiamo con lui? Oltre a non negare, confessano proprio.
LA PROFEZIA DI GRAMSCI – Aveva proprio ragione Gramsci nel lontano 1937: “Negli stati superiori e dominanti vi corrisponde un modo di pensare che si può dire “corporativo”, economico, di categoria, e che del resto è stato registrato nella nomenclatura politica italiana col termine “consorteria”. Parole che risultano terribilmente profetiche. Sintomatiche di un passato che ritorna. Sempre.
Giacomo Salvini