Ponte Genova: ad un mese dal disastro – DAL BLOG
Ponte Genova: ad un mese dal disastro – DAL BLOG
Un punto di non ritorno
Genova, 14 agosto 2018, ore 11.36. Per tutti i genovesi questo momento sarà per sempre un angosciante riferimento. Tutti ci ricorderemo dove eravamo; cosa stavamo facendo; cosa abbiamo pensato quando abbiamo visto per la prima volta, attraverso la tv o le foto apocalittiche, quasi irreali, postate dai primi testimoni su Facebook o ricevute su whatsapp, l’immagine di Ponte Morandi spezzato sotto un potente temporale estivo.
Come sottolineato da molti, il 14 agosto 2018 per ogni genovese sarà come l’11 settembre o il 2 agosto o il Vajont. Un’angoscia surreale, che ti accompagna costantemente benché spesso inconsciamente, si appropria dell’animo di chi ha ripreso una quotidianità che non vuole e non può più essere tale. Non solo per i moltissimi problemi concreti che la caduta ha portato con sé, morti, feriti, tilt del traffico e del commercio; ma anche e soprattutto perché a Genova il 14 agosto abbiamo fatto i conti con l’irrimediabile fragilità umana.
Genova nel cuore
L’amministrazione comunale, per ricordare la tragedia, ha indetto per il 14 settembre 2018 l’iniziativa Genova nel cuore; alle ore 11.36 la città e i cuori dei genovesi si fermeranno, di nuovo; suoneranno le campane delle chiese, le sirene delle navi e dei mezzi pubblici. Tutti, lavoratori, dipendenti, commercianti, saranno invitati a sospendere per un minuto le loro attività come segno di raccoglimento e unità. Le bandiere saranno ammainate e ogni cittadino è invitato a scendere in strada e fermarsi in silenzio per 60 secondi. Nel pomeriggio, alle ore 17.30, i cittadini sono invitati in piazza De Ferrari, di solito ritrovo storico per le serate cittadine, luogo di iniziative culturali e, quando capita, di festa per il raggiungimento dei traguardi delle squadre della città, Sampdoria e Genoa; questa volta ospiterà i genovesi che vogliano condividere il trauma subito in seguito al crollo.
Ponte Genova: la reazione e i disagi
L’amministrazione e le tutte forze politiche hanno dato una risposta straordinaria di unità, lavoro, intervento, prontezza e generosità. Il messaggio del sindaco Bucci è stato fin dall’inizio forte e chiaro: Genova saprà rinascere più forte di prima. Ma la gravità di quanto successo sta paralizzando la città colpendola nei suoi punti più fragili e nodali: il traffico e il commercio. Ponte Morandi era l’arteria principale di collegamento tra ponente e levante cittadino; punto fondamentale non solo per il collegamento cittadino ma per il rifornimento portuale e commerciale; fulcro secolare della città.
Al di là delle polemiche sulla questione della ricostruzione e dell’alternativa da dare in fretta al ponte, adesso tutto il traffico si concentra nelle vie cittadine che collegano il quartiere di San Pier d’Arena a quelli di Cornigliano e Sestri Ponente. La zona rossa, compresa tra le ormai famose via Fillak e via Porro, resta inaccessibile dato che il troncone di ponte rimasto desta preoccupazioni. Le persone sfollate hanno potuto usufruire solo di poche ore per tornare negli appartamenti, accompagnate da vigili del fuoco, per recuperare beni personali.
Nella giornata di ieri (13 settembre) il sindaco ha incontrato gli sfollati della zona. Poi ha annunciato l’arrivo di 100 dei 280 sensori promessi (gli altri arriveranno a breve, c’è un problema di reperibilità in Italia dei sensori) che saranno installati dai vigili del fuoco all’altezza del pilone 10; il troncone est rimasto in piedi che desta più preoccupazione.
Una città paralizzata
La città nelle ore di punta è del tutto bloccata e i commercianti del ponente cittadino e della Val Polcevera sono in seria difficoltà perché sempre meno raggiungibili da consumatori e fornitori.
La situazione del traffico, ci ha detto Roberto Campi, consigliere del municipio Medio-Ponente del Movimento 5 stelle, è «clamorosamente complicata, l’economia dell’intera città è a grave rischio. Pur lodando l’attuale giunta per l’impegno e la tempestività dimostrata, attualmente, ogni tipo di intervento seppur importante non riesce a rendere la viabilità sostenibile. I primi reali segni di minor criticità si dovrebbero raggiungere con l’apertura della strada a mare (si tratta di una strada progettata per collegare San Pier d’Arena, quartiere più vicino al centro di Genova a ponente, fino ai quartieri di Cornigliano, Sestri Ponente, Pegli e Voltri) prevista entro la fine di settembre, l’apertura delle cinque corsie di Lungomare Canepa (nel quartiere di San Pier d’Arena) previste entro novembre e l’apertura seppur parziale della rampa per il casello di Genova aeroporto da via Guido Rossa che a detta del vicesindaco Baleari potrebbe essere usufruibile già entro la fine di novembre».
I commercianti di via Fillak chiedono tempi certi e rapidi per l’abbattimento di quel che resta del ponte poiché il loro grido d’allarme è forte e chiaro; la zona si è trasformata in un cimitero. O si abbatte presto il ponte o per molti di loro il destino è la chiusura.
Ponte Genova: quali soluzioni?
Cosa si potrebbe fare per porre rimedio in una situazione così complessa? «Un’amministrazione coraggiosa» sostiene Campi «dovrebbe prendere dei provvedimenti maggiormente impositivi. Istituire targhe alterne per limitare il traffico delle auto incentivando il mezzo pubblico e servizi che facilitino il coinvolgimento di più persone su di un’unica autovettura. In una situazione di così grave emergenza se il cittadino non si responsabilizza autonomamente, l’amministrazione deve intervenire per far sì che il cattivo uso del mezzo privato non rischi di diventare un pericoloso strumento di morte».
Le ferite sul volto di Genova sono evidenti; ma sono altrettanto evidenti i segni di speranza che amministrazione, opposizioni, cittadini, associazioni e parrocchie stanno concretamente incarnando; al di là delle polemiche sulla ricostruzione e tra regione e governo. Soluzioni facili ai tantissimi problemi e disagi che la tragedia ha comportato non ce ne sono; ora Genova deve ripensarsi e lo può fare dimostrandosi superba di cuore e di volontà, come ha saputo fare molte volte nella sua storia.
Davide Penna