Poste Italiane: buoni fruttiferi-BTP a confronto, investimenti settembre 2018
Confronto BTP contro Buoni fruttiferi postali
Non si può dire che ai risparmiatori manchino gli strumenti per mettere denaro nel cassetto e dimenticarsene, guadagnando (poco) e rischiando (teoricamente) nulla. Due degli strumenti più apprezzati sono i BFP, Buoni Fruttiferi Postali, acquistabili presso Poste Italiane, e i BTP, Buoni del Tesoro Poliennali.
Si tratta di due strumenti garantiti dallo Stato italiano e sono progettati per essere tenuti nel cassetto per almeno un anno. I BFP sono emessi da Cassa Depositi e Prestiti e collocati da Poste Italiane. I BTP sono collocati dal Ministero delle Finanze e possono essere acquistati in banca (anche attraverso gli sportelli online).
Salvo catastrofi, entrambi i prodotti assicurano la restituzione del capitale investito alla scadenza. Il trattamento fiscale è identico: 12,50% sugli interessi più l’imposta di bollo, se dovuta.
La differenza fondamentale è che i BFP, spesso, rendono molto meno, perché ci sono alcune differenze fondamentali che li rendono molto meno rischiosi dei BTP. Minore il rischio, minore è il rendimento.
I BFP di Poste Italiane
I buoni postali sono emessi a rubinetto, ovvero a richiesta del risparmiatore. I tassi di interessi sono fissi e crescenti, e sono decisi periodicamente da Poste Italiane. Maggiore è il tempo in cui il titolo resta nel portafogli del risparmiatore, maggiore è il rendimento annuo.
Nel momento in cui scriviamo, Poste Italiane riconosce un tasso di interesse dello 0,25% a partire dalla fine del primo anno di detenzione del titolo. Il tasso cresce fino ad arrivare al 5% annuo alla fine del ventesimo anno. Questo significa che il rendimento effettivo lordo alla scadenza è del 2,85%.
Caratteristica principale del BFP è la possibilità di richiederne il rimborso in qualunque momento. Il risparmiatore dovrà semplicemente recarsi presso uno sportello di Poste Italiane e riceverà il rimborso del capitale più gli interessi maturati fino a quel momento.
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I Buoni del Tesoro
I BTP sono invece emessi a scadenze regolari. Nel corso di alcune finestre temporali (aste) il Tesoro emette quantità fisse di titoli. Durante le aste, in base alla domanda, viene anche deciso il tasso di interesse, che è fisso e costante per tutta la durata dell’investimento.
Al momento i tassi del BTP sono simili a quelli dei BFP, poiché sono stati aggiornati da poco, il 14 settembre, incorporando la fiammata dello spread degli ultimi mesi. Un BTP di lunga scadenza (10-20 anni) rende poco meno del 3%.
I BTP, a differenza dei prodotti di Poste Italiane, non possono essere rimborsati prima della scadenza. Un risparmiatore che volesse liberarsene dovrebbe rivenderli sul mercato secondario, al prezzo deciso in quel momento dal mercato. Questo significa che, se venduto prima della scadenza, è possibile subire delle perdite.
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A chi convengono
I BTP offrono in linea teorica rendimenti superiori rispetto ai BFP. Il motivo è il rischio maggiore collegato ai BTP. Il Buono di Poste Italiane acquistato a 100 euro potrà essere rimborsato in qualunque momento a 100 euro più gli interessi maturati. L’eventualità di una perdita, in termini nominali, è materialmente impossibile.
Il Buono del Tesoro, invece, potrebbe essere rivenduto sul mercato a meno di 100 euro. Il risparmiatore può quindi subire una perdita.
Al momento, per i risparmiatori che vogliono portare il titolo a scadenza, BFP e BTP sono sullo stesso piano: stesso rischio, stesso trattamento fiscale, stesso rendimento. La situazione potrebbe però cambiare perché il tasso di interesse corrisposto dai BTP cambia più velocemente rispetto ai BFP.
Il risparmiatore dovrà quindi valutare sul momento se uno dei due strumenti sarà più conveniente rispetto all’altro alla scadenza.
Nel caso in cui esiste una possibilità concreta di dover disinvestire prima della scadenza, il BFP dà la sicurezza di non subire perdite. Il costo da pagare, però, è un rendimento decisamente inferiore rispetto al BTP: 0,65% annuo dopo 5 anni, 1,37% dopo dieci anni. Interessi molto bassi, se si considera che il BTP a 10 anni quota poco sotto il 3%.
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