Andrea Barone morto per un selfie sul tetto, cosa è successo

Pubblicato il 18 Settembre 2018 alle 19:38 Autore: Martina Andreoni
Andrea Barone morto per un selfie sul tetto cosa è successo

Una bravata che è costata la vita di Andrea Barone quella della sera di sabato 15 Settembre sul tetto del Centro Sarca (MI). Il 15enne sarebbe stato con degli amici alla ricerca del selfie estremo perfetto. Almeno così si legge dalle prime ricostruzioni.

È sabato sera sul tetto del centro commerciale Sarca di Sesto San Giovanni (MI). Andrea Barone sale sul tetto con i suoi amici per scattarsi un selfie quando precipita nel condotto di areazione. Una caduta di almeno 25 metri per cui la corsa all’ospedale Niguarda di Milano non ha potuto fare nulla. Gli amici hanno raccontato che volevano farsi una foto estrema, scavalcando recinzioni e divieti. L’allarme che rivela la presenza di persone sulle scale esterne antincendio ha allertato i vigilantes che si sono trovati davanti i tre ragazzi che hanno subito chiesto aiuto.

Andrea Barone, un’altra vittima delle mode

La famiglia ora piange la morte del giovane Andrea Barone, ed il padre punta il dito contro la sicurezza chiedendo verità. Molte sono le colpe in questo tragico evento. Primi i vigilantes che sarebbero intervenuti dopo nonostante la loro presenza sia finalizzata ad evitare fatti simili. Così come la facilità dei ragazzi ad arrampicarsi in cima ad un tetto di un centro commerciale di notte e la mancanza di una grata di sicurezza a chiusura di un impianto di areazione.

Purtroppo però l’episodio che ha coinvolto Andrea Barone non è un isolato. Una moda, quella dei selfie estremi, che insieme ad altre sta largamente prendendo piede tra i più giovani provocando circa 170 vittime all’anno. Foto e video pubblicati sui social con l’unico scopo di prendere like sono volutamente fatti in posti pericolosi e panoramici.

Facilmente ritrovabili sul web (motivo per cui eviterò esempi che ne facciano mala pubblicità) i millennials sono i soggetti privilegiati di queste mode. «Non rifatelo a casa» ha perso la funzione di monito diventando, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, una vera e propria sfida al pericolo.

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