L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori “rappresenta una tutela per milioni di lavoratori e non certo un ostacolo alla crescita delle aziende e dell’economia italiana” e, in un momento di “forte recessione”, “agitare il tema dei licenziamenti individuali è solo uno scadente tentativo di richiamare su di sé l’attenzione dei media”. Così Susanna Camusso, segretario della Cgil, in un intervento pubblicato sul Corriere della Sera dopo la proposta lanciata da Alfano di abolizione dell’articolo 18.
Secondo la leader sindacale piuttosto che stravolgere o abbandonare lo Statuto, “una strada utile e percorribile” sarebbe una “messa a punto che guardi alle nuove forme di lavoro, ai milioni di lavoratori precari”, ampliando anche a loro le “difese” come “giusto salario, maternità, ferie, malattia, protezione contro i licenziamenti ingiusti, ammortizzatori sociali universali”.
Camusso vede “urgente” anche dare applicazione agli articoli 39 e 46 della Costituzione, sui sindacati e il diritto dei lavoratori a collaborare alla gestione delle aziende. In questo modo, spiega, “si aprirebbe anche in Italia la possibilità di avere percorsi di reale democrazia economica; si potrebbero varare, come in Germania, i comitati di gestione; il sindacato avrebbe conoscenza delle scelte d’impresa e sarebbe compartecipe di scelte positive per i lavoratori”. Sarebbe “una vera e propria rivoluzione democratica« e la Cgil »non potrebbe che essere in prima linea”.
ARTICOLO 18, BONANNI (CISL) “SCRIVERE REGOLE CON SINDACATO” – “Tutte le norme, dopo decenni e un periodo così importante dal punto di vista economico e sociale, hanno bisogno di rivedere la loro funzione. Quindi non mi oppongo alla riscrittura dello Statuto dei lavoratori” ma “spero che il premier non pensi di modificarlo senza discuterne e scavalcando le organizzazioni dei lavoratori”. Lo dice il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, in un colloquio con la Stampa sullo Statuto dei Lavoratori. L’articolo 18, dice il leader sindacale, “è un totem anche al contrario: lo è stato in modo esasperato talvolta per i sindacati, ma anche al contrario per chi lo vuole abolire a tutti i costi, anche se le imprese non lo chiedono. È una tempesta in un bicchier d’acqua del ceto politico”. Detto questo, aggiunge, “si può discutere di tutto, ma bisogna vedere in quale quadro, con quali intenzioni, e se davvero si vuole andare incontro ai giovani”. “Che senso ha – aggiunge – parlare di modifica dello Statuto dei lavoratori e contratto a tutele crescenti – che pure vedo di buon occhio – senza aver risolto il problema di centinaia di migliaia di paria truffati da forme di lavoro come false partite Iva, associati in partecipazione, co.co.co della Pubblica amministrazione e co.co.pro?”.