Double Negative dei Low, tra dolore e speranze spezzate. La recensione

Pubblicato il 22 Settembre 2018 alle 19:16 Autore: Salvatore Mirasole
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Double Negative dei Low, tra dolore umano e speranze spezzate. La recensione

I Low sono ormai da lungi considerati la band paradigma del cosiddetto Slowcore, o Sadcore se preferite una definizione che evidenzi più la componente introspettiva del genere. Quest’ultima definizione forse ci aiuta meglio a capire la natura e il mood del suddetto genere. Sottogenere anzi. Come gran parte della musica, il Sadcore nasce da un’operazione di merging di elementi vari presi principalmente dall’hardcore e dall’indie di fine anni ’80, entrambi già linguaggio musicale eterogeneo e composito di difficile definizione.

È in questo marasma di suoni di nicchia che il sound dei Low si genera, cresce a ferve: melodie lentissime, beat gravi (pesanti e bassi), atmosfere deprimenti e malinconiche e la voce eterica e seducente di Mimi Parker: un inno alla gioia che riflette il mutamento di stato d’animo tra due ere completamente diverse: i fasti aurei esagerati degli anni ’80 lasciano posto al vuoto dell’io, sfiancato e spaesato. I could live in hope, capolavoro del ’94, riflette bene tale stato d’animo e tutte le disattese speranze di un tempo già appassito.

A distanza di molti anni da quella convulsa genesi, i Low si ritrovano alle propaggini di un nuovo autunno, quello che sta per giungere, con un nuovo disco nei negozi, o meglio: con una serie di file consumabili virtualmente. Col titolo di Double Negative, il loro nuovo album è stato infatti rilasciato il 14 Settembre.

Low, Double Negative si distacca parzialmente dai precedenti lavori

Avevamo lasciato i Low tre anni fa con la release di Ones and Sixies la cui estetica era perlopiù rimasta fedele al tradizionale mood della band statunitense (forse un uso maggiore dei glitch digitali), che è per sé non-tradizionale: in circa 25 anni di carriere la band è passata al vaglio dello slowcore più canonico, ma mai banale, alle tentazioni pseudo-slow-pop (The Great Destroyer, 2005) al folk di Trust, 2002. Il tutto era però inserito all’interno di orizzonte condiviso: per quanto si possano tracciare le linee di una definita evoluzione, la band pareva essere rimasta sempre fedele a sé stessa.

Double Negative si stacca in un certo senso dai precedente lavori, esasperando la lieve digitalizzazione di Ones and Sixies, abbracciandola in toto. Il risultato è una pesantezza contemporanea fatto di glitch stridenti, una mescolanza anti-melodica di note industrial e dark-ambient racchiusi in un’atmosfera orridamente urbana, non dissimile dall’aria di Untrue del maestro Burial, fatti i dovuti distinguo.

Non è la fine, è solo la fine della speranza

La potente eulogia della speranza inizia con Quorum, brano introduttivo stridulo e schizofrenico, la quiete coadiuvata dalla gentilezza del cantato, che si sente tra un sospiro metallico e l’altro, ci illude consapevolmente, introducendoci al mal di vivere moderno ed urbano che questo album cristallizza, drammaticamente chiudendosi con un affranto afflato: I couldn’t help but notice. Non ho potuto far nulla, ma essere un mero testimone.

Le voci si stagliano specularmente ossimoriche rispetto al tono e al colore dell’album, soavi e dolci, ma non i testi, che anzi procedono di pari passo alla musica.

It’s not the end, it’s just the end of the hope, così tuona in uno dei momenti più melodici dell’intero album: è la quiete dopo la tempesta, ma è anche la realizzazione che la tempesta ci è rimasta dentro e non vi è via di fuga.

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Low: Double Negative è un naufragio di parole e musica

Il tempo è muto, cantava a suo modo Ungaretti.

Il tempo è muto fra canneti immoti…/ Lungi d’approdi errava una canoa../ stremato, inerte il

rematore…/ I cieli già decaduti a baratri di fiumi…/ Proteso invano all’orlo dei ricordi, cadere fu mercè/ Non seppe/ Ch’è la stessa illusione mondo e mente,/ che nel mistero delle proprie/ onde ogni terrena voce fa naufragio.

Ed è proprio questa vecchia poesia che forse racchiude meglio lo spirito dell’ultima spirituale fatica della band americana. Double Negative è un viaggio, anzi, un naufragio senza speranza dell’io dinanzi a sé stesso e al dolore dell’umana esistenza. Le scelte musicale industrial, trip-hop, dub, elettro, immerse in un fluido di opprimente dark ambient sono decise all’interno di questo orizzonte oscuro e asfissiante.

Un disco sull’orlo che vale la pena di essere ascoltato da ogni cultore della buona musica.

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