Deficit pubblico italiano 2018: come funziona il calcolo. I limiti
Si ha un deficit pubblico quando le uscite di uno Stato sono superiori alle entrate. Le entrate di uno Stato provengono in larga parte dalle imposte che persone fisiche e giuridiche versano ai comuni, alle regioni, allo Stato e agli altri enti pubblici.
Le somme in uscita, ovvero la cosiddetta “spesa pubblica”, sono rappresentate, per esempio, dalle spese per servizi pubblici, stipendi, investimenti, interessi e molto altro.
Negli ultimi decenni la spesa pubblica italiana è cresciuta più velocemente delle entrate, causando disavanzi di bilancio che hanno provocato una crescita del debito pubblico ai limiti della sostenibilità. Il deficit in rapporto al PIL nel 2017 è stato del 2,3%, mentre il debito pubblico è superiore a 2300 miliardi di euro, ovvero oltre il 130% del Prodotto Interno Lordo. Nel 2019 si ipotizza avrà un deficit pari all’1,6% del PIL.
Il debito pubblico italiano è posseduto per circa due terzi da soggetti italiani. Si tratta di banche, assicurazioni e risparmiatori, che hanno acquistato titoli sia direttamente sia sottoscrivendo quote di fondi comuni. Far crescere il deficit pubblico significa creare nuovi debiti, e quindi nuovi interessi passivi da pagare. Debiti troppo alti significano maggiore rischi per i risparmiatori, che quindi chiederebbero maggiori interessi per prestare denaro allo Stato.
Se gli interessi da pagare diventano troppo alti, potrebbe diventare impossibile emettere debito per coprire il deficit pubblico. Di conseguenza lo Stato potrebbe non avere abbastanza soldi per pagare tutte le spese.
La sostenibilità del debito pubblico
Il governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco, al 64° Convegno di Studi Amministrativi della Corte dei Conti a Varenna, ha lanciato l’allarme sulla sostenibilità del debito pubblico, mettendo l’accento sulla qualità della spesa. Visco avverte: “Il rapporto tra debito pubblico e prodotto potrebbe rapidamente portarsi su una traiettoria insostenibile”.
Secondo il governatore, si devono tenere in considerazione i vincoli che derivano dall’elevato livello del debito, poiché, “un aumento del disavanzo finirebbe col peggiorare le prospettive delle finanze pubbliche, alimentando i dubbi degli investitori e spingendo più in alto il premio per il rischio sui titoli di Stato”.
Il governatore Ignazio Visco ha chiesto una “strategia credibile”. Una strategia credibile, secondo Visco, sarebbe in grado di “determinare una riduzione del premio per il rischio sui titoli di Stato italiani”. E ha aggiunto che un’efficace politica di investimenti da sola non basta a portare l’economia a un livello superiore di crescita. Visco ha anche ricordato che accrescere la spesa per gli investimenti finanziandola in disavanzo, senza incidere sul potenziale di crescita, fornirebbe benefici solo temporanei.
Deficit pubblico, istruzione e opere pubbliche
Il governatore di Banca d’Italia ha chiarito che servono interventi capaci di agevolare l’introduzione di nuove tecnologie e la riorganizzazione dei processi produttivi. Inoltre, ha fatto notare che la spesa pubblica per l’istruzione, pari al 4% del PIL, è molto più bassa della media europea. Dunque, il governatore Visco, ha invitato il governo a utilizzare al meglio le risorse disponibili, “solo così l’aumento della spesa può essere coerente con la sostenibilità del debito”.