Licenziamento illegittimo nel Jobs Act: cosa vuol dire
Licenziamento illegittimo nel Jobs Act: cosa vuol dire
La Corte Costituzionale ha recentemente dato un duro colpo all’impianto normativo del Jobs Act. C’è da dire che già in questi mesi il provvedimento è stato molto criticato da diverse forze politiche. La Corte Costituzionale è intervenuta sul piano strettamente giuridico con una pronuncia che sicuramente darà spazio a dibattiti.
L’oggetto di intervento è la disciplina dell’indennizzo per licenziamento contenuta nel Jobs Act. In pratica la Consulta ha da poco dichiarato il licenziamento illegittimo. Curiosità: un recente sondaggio ha evidenziato come la revisione del Jobs Act secondo gli italiani avrebbe dovuto essere la prima azione del Governo Conte.
L’indennizzo per licenziamento secondo il Jobs Act
Per fare chiarezza sul licenziamento illegittimo, occorre menzionare il comma oggetto della sentenza della Consulta. Il comma dispone: ‘Il giudice dichiara estinto il rapporto di lavoro alla data del licenziamento e condanna il datore di lavoro al pagamento di un’indennità non assoggettata a contribuzione previdenziale di importo pari a due mensilità dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio in misura comunque non inferiore a quattro e non superiore a ventiquattro mensilità”. Questa era, fino a ieri, la disciplina dell’indennizzo per licenziamento senza giustificato motivo in un contratto di lavoro a tempo determinato a tutele crescenti.
Il Jobs Act approvato dal precedente governo prevedeva quindi un’indennità di licenziamento tra le 4 e 24 mensilità, due per ogni anno di servizio. L’attuale esecutivo ha portato rispettivamente il minimo a 6 e il massimo a 36, ma non ha cambiato il meccanismo di calcolo dell’indennità. Ed è questo meccanismo ad essere stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale.
La sentenza sul licenziamento illegittimo nel Jobs Act
Per la Consulta, determinare l’indennizzo per il licenziamento senza giustificato motivo, facendo riferimento esclusivamente alla mera anzianità di servizio del lavoratore, è contrario ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza, tra i principi cardine contenuti dalla Costituzione. Tale violazione, conseguentemente, contrasta anche con il diritto e la tutela del lavoro garantiti anch’essi dalla Costituzione.
Rispetto al Jobs Act la Corte ha ritenuto, sul piano del merito, che il legislatore non abbia fatto abbastanza per tutelare il lavoratore ingiustificatamente licenziato, disponendo un criterio per il calcolo dell’indennizzo troppo rigido e scarno. Fino al punto di collidere con alcuni principi costituzionali fondamentali.
SEGUI TERMOMETRO POLITICO SU FACEBOOK E TWITTER
PER RIMANERE AGGIORNATO ISCRIVITI AL FORUM