L’ex viceministro all’economia Stefano Fassina, deputato del Partito Democratico, parla della crisi e delle riforme. Per Fassina “le riforme strutturali sono condizione necessaria ma non sufficiente. Va evitata una manovra di sacrifici di oltre 20 miliardi. Il tabù da superare è quello del 3%”. Il viceministro all’Economia del governo Letta intervistato dalla Stampa invita a fare “una manovra espansiva per il 2015 di 16 miliardi per rendere strutturale il bonus degli 80 euro, esteso ad incapienti e partite Iva”. “Non esistono piani salvifici per liberarsi della zavorra del debito italiano. Una delle questioni che andrebbe posta con forza da Renzi con l’Ue è che tanti paesi hanno debiti insostenibili ed è necessario un meccanismo di gestione condivisa a livello di eurozona”.
Fassina sottolinea: “va cambiata linea di politica economica a livello europeo. Il governo ha sbagliato a impostare l’avvio della presidenza italiana, dicendo che le politiche di austerità e di svalutazione del lavoro funzionano e che alcuni paesi in ritardo hanno bisogno di deroghe e flessibilità. Avrebbe dovuto porre un problema di carattere generale come sta facendo ora il premier”. L’ex viceministro si sofferma anche sull’ipotesi di un prelievo sulle pensioni: “Per ottenere miliardi bisognerebbe tagliare in modo drastico la parte superiore a quel livello di 2500 euro e lo sconsiglio vivamente”. La spending review? “L’obiettivo di 16 miliardi è irraggiungibile nel 2015 e vorrebbe dire mutilare welfare, sanità, scuola, trasporto pubblico locale, quindi le condizioni di vita delle classi medie”.