Debiti e privacy: il Garante ufficializza il divorzio tra M5S e Rousseau

A pochi mesi dal dodicesimo anniversario della nascita del M5S, la parabola del Movimento continua a subire forti oscillazioni.

L’Odissea della prima forza italiana, secondo i risultati delle Politiche del 2018, pare che sia arrivata a uno spartiacque: i mesi venturi saranno decisivi nel delineare i nuovi connotati formali e sostanziali dei membri del movimento pentastellato.

La scintilla Rousseau: tra debiti e privacy

Nelle ultime settimane, centro di attenzioni è stata la lite tra il Movimento 5 stelle e l’Associazione Rousseau. Quest’ultima, tramite la sua piattaforma in rete, offriva lo strumento con cui il Movimento, sin dal 2016, ha gestito i dati degli iscritti. Piattaforma che fungeva, inoltre, da perno per il mantenimento dell’intera struttura organizzativa, comunicativa e formativa necessaria per la partecipazione dei membri.

Il contenzioso ha tenuto banco in seguito ai presunti crediti vantati da parte dell’Associazione Rousseau, guidata da Davide Casaleggio, nei confronti del M5S. L’ultimo, da par suo, ne oppugnava l’ammontare.

La pretesa economica getta le sue basi negli obblighi che i membri del Movimento assunsero nei confronti dell’Associazione. I deputati, di fatto, per statuto interno avrebbero dovuto devolvere parte della loro indennità.

Lo scorso 9 aprile, Vito Crimi, capo politico ad interim del M5S, aveva definito “infondate” le pretese dell’Associazione di Casaleggio. Aveva, inoltre, illustrato dinanzi all’Assemblea dei parlamentari un nuovo sistema di rendicontazione del Movimento: l’obbligo di esborso minimo per tutti i parlamentari salirebbe da euro 2.300 a 2.500. “1.500 rientrano nella restituzione alla collettività, 1.000 serviranno all’organizzazione del Movimento”. “[…] fino al 31 marzo, invece, tutte le rendicontazioni dovranno essere completate nelle modalità finora vigenti. Mi auguro che vengano fatte nel più breve tempo possibile, così non lasciamo strascichi, questioni, buchi e per rispetto dei colleghi che hanno rendicontato” così ha concluso il reggente pentastellato.

In concomitanza con la questione economica, si è aperta anche la battaglia sui dati personali.

Il Movimento, infatti, affermava di non avere i dati dei suoi iscritti, visto che tale gestione era stata svolta interamente dall’Associazione Rousseau in nome e per conto del Movimento medesimo. Per questi motivi, i pentastellati hanno invitato formalmente il legale rappresentante dell’Associazione a riconsegnare i dati degli iscritti al Movimento.

Pronuncia del Garante

 

Il 13 maggio, Crimi aveva diffidato Casaleggio sostenendo che Rousseau “teneva sotto sequestro” i dati.

In un arco temporale relativamente breve, il giorno primo del corrente mese, arrivò la risposta del Garante della Privacy. Questi, di fatto, ha dato ragione al M5S, obbligando l’Associazione, gestita dal figlio del co-fondatore del Movimento, di riconsegnare i dati entro cinque giorni dalla pronuncia medesima.

Il provvedimento è stato adottato d’urgenza all’esito dell’istruttoria avviata dal Garante dopo la segnalazione presentata dal Movimento 5 Stelle.

[…]

L’Associazione Rousseau dovrà quindi riconsegnare al Movimento5S, entro 5 giorni, i dati degli iscritti di cui l’Associazione risulti responsabile. Potrà invece continuare a utilizzare i dati di quegli iscritti rispetto ai quali sia anche titolare del trattamento”.

 

Leader ad interim, leader in pectore e abbandono di Casaleggio

Alla luce di quanto detto finora, risulta essere altamente estenuante la fase di stasis che il Movimento sta attraversando.

Il leader ad interim, Crimi, subentrato a Luigi Di Maio, non gode di un consenso unanime. Decisamente non sono da sottovalutare le non poche contestazioni che ha sollevato il nuovo sistema di rendicontazione che egli aveva proposto.

Giuseppe Conte, leader in pectore, su Facebook qualche giorno fa ha dato il suo annuncio deciso e senza titubanze: “Il tempo d’attesa e dei rinvii è finito, il Movimento 5 Stelle entra, forte delle sue radici, in una nuova storia”.

L’ex Presidente del Consiglio ha aggiunto, sempre nel medesimo post, che è stata raggiunta un’intesa con Davide Casaleggio, dal momento che “dopo tanti anni di collaborazione era giusto che tutto si concludesse con un accordo”. Ha, inoltre, assicurato che “i debiti non si discutono, si onorano”. E a proposito della famiglia Casaleggio, scrive con chiarezza “Le strade si dividono ma con pieno rispetto da parte nostra. Casaleggio è un nome che evocherà sempre la storia del Movimento e chi non rispetta la propria storia non rispetta se stesso. […] È tempo di andare avanti […]. È tempo di essere realisti […]”.

 

Sentimento non esattamente analogo si riscontra nelle parole di Davide Casaleggio, il quale ha deciso di abbandonare il Movimento affermando che “la democrazia interna è fallita”, aggiungendo sul blog delle Stelle “Questo non è più il Movimento e sono certo che non lo avrebbe più riconosciuto nemmeno mio padre”.

 

Prossimi mesi e l’ideale della democrazia diretta

Si chiude così il sipario su un’identità che aveva caratterizzato il M5S sin dalla sua nascita.

I prossimi mesi saranno decisivi: i membri grillini sono in preda a dissidi intestini tra chi sostiene il fallimento definitivo del modello della democrazia diretta e chi assicura che essa rimarrà la peculiarità intrinseca dei pentastellati.

A breve, infatti, dovrà essere avviato il nuovo percorso per un’altra piattaforma telematica ed entro il mese di giugno, si ricorrerà al voto per un nuovo leader, nuovo Statuto e nuova Carta dei principi e dei valori.

Come sarà il nuovo volto del Movimento e quante saranno le affinità e le divergenze con il vecchio modello? Solo i prossimi mesi saranno in grado di darci una risposta!