Luigi Agnolin è morto dopo una lunga malattia, la causa della morte
Luigi Agnolin è morto a 75 anni nella sua Bassano del Grappa; era malato da tempo
È morto uno dei fischietti più iconici del nostro calcio, forse il più bravo, almeno fino all’arrivo di Collina. D’altronde, il curriculum di Luigi Agnolin parla da solo.
Le dirette TS della prossima giornata di Serie A
Figlio d’arte, il padre Guido può contare 155 presenze in Serie A. Ha guidato 266 partite nella nostra massima serie, esordio nel 1973. Arbitro internazionale dal 1978. Arbitrò in due mondiali: Messico 1986, dove fu giudicato il migliore del torneo, e Italia 1990. Da lui dirette anche una finale di Coppa delle Coppe nel 1987 e una di Coppa dei Campioni, l’anno successivo.
Terminata la carriera da arbitro, è stato designatore della Serie C per poi passare alla carriera di dirigenti di club. Prima direttore generale della Roma, nel 1994; poi amministratore delegato del Venezia, nella stagione 1999-2000, e del Verona, nel 2000-2001. Guidò l’AIA, l’associazione italiana arbitri, nei turbolenti mesi post Calciopoli; in seguito passo alla direzione del settore giovanile della Figc. Ultima esperienza prima della malattia, tra il 2011 e il 2013, da direttore generale del Perugia. Nel 2012 era stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano.
Il Presidente dell’AIA, sentito il Vice Presidente, ha disposto che gli #arbitri designati per tutte le gare di questo fine settimana portino il segno di lutto al braccio nel ricordo dell’ex arbitro internazionale Luigi #Agnolin. ⚽️ @FIGC #calcio pic.twitter.com/mcr4uo1In1
— A.I.A. (@AIA_it) 29 settembre 2018
Luigi Agnolin grande arbitro, grande uomo
Non solo un arbitro e un dirigente, però, Agnolin che era conosciuto anche come uomo integro e dalla spiccata personalità. Rimane famoso il suo “sconto” in campo con Maradona; ancora più famoso quello con Roberto Bettega durante un derby della Mole. “Vi faccio un c… così!” – secondo alcuni disse, in dialetto veneto, “mi te fasso un cesto cussì” fu la risposta a muso duro alle veementi proteste dell’allora attaccante juventino. L’episodio gli costò una sospensione di 4 mesi.