Omicidio Lecce, 3 morti per una lite con i vicini: i motivi della strage
“Ho sbagliato, non voglio essere difeso, pagherò, ma dovevo mettere fine a questa storia” così ha dichiarato Raffaele Pappadà, 57enne, ex operaio al momento disoccupato, che ha aperto il fuoco contro i suoi vicini. La sparatoria è avvenuta venerdì sera a Cursi, nel sud del Salento, provincia di Lecce. Ora dovrà rispondere alle accuse di triplice omicidio pluriaggravato da futili motivi e premeditazione. Ha ucciso padre, figlio e zia e ha ferito in maniera grave la madre. Ma cosa ha scatenato la furia di quest’uomo contro la famiglia?
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Omicidio Lecce, i litigi continui con i vicini a causa del posto auto
Alla base della tragedia il parcheggio: «Lo facevano apposta a parcheggiare le loro auto davanti casa mia.» ha dichiarato Raffaele Pappadà, che dichiara che lo spiacevole episodio si è protratto per circa un anno, ricostruendo poi in maniera lucida la spietata vendetta attuata nei confronti degli usurpatori. Ricordiamo che l’uomo aveva in cura la sorella disabile.
Luigi Epifani, comandante dei vigili urbani di Cursi, dichiara che in più occasioni all’uomo era stato chiesto se voleva che si provvedesse a riservargli un parcheggio davanti casa, destinato esclusivamente per i portatori di handicap. Ma la sua risposta era sempre stata negativa: non c’era bisogno perché nella strada c’era posto per tutti, aveva asserito.
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La famiglia vittima della strage di Lecce
Le vittime dell’omicidio sono padre e figlio di 63 e 36 anni, rispettivamente Franco e Andrea Marti, e Maria Assunta Quarta, zia di Andrea. Padre e figlio sono morti sul colpo, mentre la zia, colpita nella regione addominale, è stata ricoverata nell’ospedale Vito Fazzi di Lecce in codice rosso, ma non è sopravvissuta. Grave, ma non in pericolo di vita, la madre del 36enne, ricoverata in ospedale a Tricase, in provincia di Lecce.