Sul piano degli investimenti pubblici il governo sembra intenzionato a “invertire il calo in atto dall’inizio della crisi”. Questo, almeno, è quello che si legge nella bozza di Piano Nazionale delle Riforme (PNR, qui il PDF), ma se l’intenzione verrà tradotta in legge di bilancio è un altro discorso.
Legge di bilancio: il piano del governo per gli investimenti
Il piano riconosce che nei prossimi quindici anni risultano già stanziate opere per 150 miliardi, di cui 118 immediatamente attivabili. L’obiettivo è raggiungere almeno il 3% in rapporto al PIL.
Il problema, secondo il governo, non è semplicemente stanziare soldi in legge di bilancio. Sussistono “fattori di natura legale, burocratica e organizzativa” che hanno rallentato i lavori, In media passano servono due anni per la consegna di opere sotto i 100mila euro, e 15 anni per quelle sopra i 100 milioni.
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Legge di bilancio: meno burocrazia nel 2019
Il governo intende creare una task force che dovrà eliminare questi ostacoli, rivedendo anche il codice degli appalti. Saranno però i privati ad avere un posto da protagonista.
L’intenzione è “valorizzare” le partnership fra pubblico e privato (PPP), con un triplice obiettivo. Innanzitutto migliorare l’efficienza nell’uso dei fondi pubblici; in secondo luogo per selezionare le opere che rendono di più in termini economici e di benessere pubblico. E infine per attrarre capitali italiani ed esteri.
Per agevolare questa missione è già in fase avanzata la definizione di un contratto standard PPP, per aiutare le amministrazioni a gestire i contratti e ridurre l’incertezza. Il contratto standard, su cui si lavora da diversi anni, dovrebbe aiutare a gestire tutte le fasi dei lavori, dalla progettazione alla gestione dell’opera pubblica finita.
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Legge di bilancio: verso una “razionalizzazione” delle opere pubbliche
Fino ad ora le partnership fra pubblico e privato non hanno funzionato benissimo. Anche di recente è accaduto che lo Stato commissionasse un’opera e ne affidasse la gestione al privato, salvo poi dover intervenire al suo salvataggio.
Il problema è che i vincoli della legge di bilancio non permettono più sprechi di fondi pubblici per opere inutili. Se a ciò si aggiungono opposizioni ideologiche, si capisce perché il governo ha annunciato l’intenzione di rivedere alcune opere pubbliche.
Il PNR elenca alcune opere da sottoporre ad analisi costi-benefici: la Gronda di Genova, la Pedemontana lombarda, il terzo valico, il collegamento Brescia-Padova e la Torino-Lione (la TAV).
L’augurio è che l’analisi costi-benefici delle opere pubbliche si limiti ai costi “reali” e non consideri con peso eccessivo i costi in termini di consenso elettorale. L’alternativa è avere ancora meno spazio in legge di bilancio per le altre promesse elettorali.
A meno di non scaricare sui cittadini ulteriori macigni sotto forma di debito pubblico.
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