James Foley, giornalista freelance americano di 40 anni, originario di Boston, è stato decapitato dai terroristi dell’Isis, lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. I jihadisti hanno diffuso le immagini dell’uccisione in un video di meno di cinque minuti intitolato ‘Messaggio all’America’, nel quale compare la scritta “Obama ha autorizzato operazioni militari contro lo Stato islamico ponendo effettivamente l’America su un piano scivoloso verso un nuovo fronte di guerra contro i musulmani”.
Il video mostra Foley inginocchiato nel deserto. Indossa una tuta arancione. Dietro di lui un terrorista vestito interamente di nero, a volto coperto. Foley pronuncia alcune parole di fronte alla telecamera, parlando della campagna aerea lanciata dalla Casa Bianca contro i miliziani dell’Isis. Il terrorista poi dice: “questo è James Foley, un cittadino americano. I vostri attacchi hanno causato perdite e morte tra i musulmani. Non combattete più contro una rivolta, noi siamo uno stato, che è stato accettato da un gran numero di musulmani in tutto il mondo. Quindi, ogni aggressione contro di noi è un’aggressione contro i musulmani e ogni tentativo da parte tua, Obama, di attaccarci, provocherà un bagno di sangue tra la tua gente”. Il terrorista porta un coltello alla gola di Foley e comincia a tagliare. Seguono immagini del corpo del giornalista disteso in terra, la testa poggiata sulla schiena.
L’attendibilità del video non è ancora stata accertata ma le autorità americane lo ritengono credibile. “Siamo inorriditi dall’uccisione brutale di un giornalista americano innocente“, ha affermato la portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale americana Caitlin Hayden.
Nel video compare anche un altro giornalista americano, Steven Joel Sotloff, corrispondente del magazine Time, scomparso nel 2013: “La vita di questo cittadino americano, Obama, dipende dalle tue prossime decisioni” afferma il terrorista.
Reporter di guerra con una lunga esperienza, Foley era stato rapito in Siria il 22 novembre 2012 insieme al suo autista e al suo traduttore, entrambi poi rilasciati. Stava documentando gli scontri tra i ribelli e il regime di Bashar Al Assad. Foley aveva lavorato anche in Afhganistan e in Libia, dove era stato rapito nell’aprile del 2011. Insieme a lui erano stati catturati anche la giornalista americana Clare Gillis e lo spagnolo Manu Brabo. Anton Hammerl, sudafricano, era stato ucciso.
La madre di Foley ha scritto un messaggio su Facebook, dicendosi fiera di suo figlio e chiedendo ai rapitori di risparmiare la vita di altri ostaggi innocenti: “Ha dato la vita per raccontare al mondo la sofferenza del popolo siriano”.