Legge di Bilancio 2018: deficit ridotto nel 2020 e 2021, quanto scende
Legge di Bilancio 2018: deficit ridotto nel 2020 e 2021, quanto scende
Deficit 2020 e 2021, le cifre previste
Alla fine sembra che l’avrà vinta il Salvini di governo e non il Di Maio di lotta. Le ultime notizie sulla legge di bilancio suggeriscono che la Nota di Aggiornamento al DEF (non ancora pubblicata) vedrà un deficit per i prossimi anni ancora più basso rispetto agli annunci.
Venerdì 28 settembre Di Maio era apparso sul balcone di Palazzo Chigi per il trionfo del deficit al 2,4% nei prossimi tre anni. Ieri, 3 ottobre, sono circolate delle voci su un ribasso dei deficit a 2,2 e 2% nel 2020 e 2021.
Oggi si taglia ancora: nella prossima legge di bilancio il deficit 2019 sarà del 2,4%, ma nel 2020 si dovrà scendere a 2,1, mentre nel 2021 si punterà all’1,8%.
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Legge di bilancio: quindi hanno vinto i “mercati”?
La bufera sui titoli di Stato (lo spread era tornato verso quota 300) deve aver fatto decisamente qualcosa, e non tanto per degli inesistenti complotti. Probabilmente qualcuno ha fatto notare che lo spread ha effetti reali sulla vita delle persone (più care bollette e mutui, per esempio); o che se i titoli di Stato perdono valore i pensionati si arrabbieranno di brutto, e non basteranno 780mila lire di carta straccia a placarli.
Il problema, adesso, è il PIL. Il governo ritiene che ci sarà un rallentamento nella crescita, ma grazie alla manovra del cambiamento resterà ben sopra l’1% nel prossimo triennio.
Il resto delle istituzioni internazionali, invece, ritiene che ci sarà un ritorno allo “zerovirgola”. Confindustria, pur vicina al governo, vede un più realistico +0,9% nel 2019.
La probabilità pende per le stime più pessimiste. La crescita italiana è legata a quella globale, che è in rallentamento per via dei venti di guerra commerciale globale e delle minacce di chiusura delle frontiere.
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Legge di bilancio: le conseguenze
Un PIL sovrastimato e un deficit al 2,4% significano una cosa molto semplice. A fine 2019 il rapporto fra deficit e PIL potrebbe essere più vicino al 3% che non al 2%. Il debito, invece di scendere, salirà e con esso lo spread e quindi i costi di bollette, mutui e molto altro.
Questo dovrebbe contribuire a spiegare perché Salvini e Tria (in quota Lega) stanno cercando di frenare sulle spese meno importanti. La vittima sacrificale, come da attese, è il “reddito di cittadinanza”, che secondo Salvini avrà una dotazione di 8 miliardi e probabilmente rischia di non essere rifinanziato nel 2020 se le attese di crescita dovessero essere deluse.
Di Maio, dal canto suo, ribadisce che i miliardi a disposizione per il “reddito di cittadinanza” sono 10. Non resta che attendere il DEF e, soprattutto, la Legge di Bilancio, che dovrebbe arrivare alla UE entro il 15 ottobre.
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