“La flessibilità esiste già, ma non è gratis. La si deve conquistare dimostrando che le riforme fatte consentono effettivamente di aumentare il potenziale di crescita e dunque di riassorbire il maggior debito nel breve periodo”. Lo afferma Lorenzo Bini Smaghi in un’intervista a La Stampa. “Vedo ripartire la solita discussione su tagli alle spese e aumenti di tasse per rispettare il 3%. Alla fine questa impostazione è recessiva e non fa guadagnare consensi. La legge di stabilità deve dimostrare come le riforme varate consentono di ridurre in prospettiva il disavanzo e il debito”.
All’Europa, insiste l’economista, “conta che l’Italia ridiventi competitiva e le imprese ricomincino ad investire e creare posti di lavoro”. L’ex consigliere Bce si sofferma sulla debolezza della crescita europea: “Il modello ciclico tradizionale, che si basa principalmente sull’export, è in crisi, anche per il livello elevato del cambio dell’euro nei confronti di dollaro e yen. Nel complesso la combinazione delle politiche economiche europee è troppo restrittiva”. In Europa, continua l’economista, “occorre scegliere fra due opzioni. Nel primo si mantiene l’attuale percorso di risanamento, magari più graduale, ma la politica monetaria deve essere molto più espansiva. Nel secondo la politica monetaria rimane immutata e allora la politica di bilancio deve diventare meno restrittiva”.
“Tra le due, la prima mi sembra preferibile”. Bini Smaghi sottolinea il ruolo che può assumere la Banca centrale: “Bisogna che la Bce riprenda a decidere a maggioranza, senza cercare a tutti i costi il consenso che porta all’immobilismo”. “Le resistenze tedesche – insiste Bini Smaghi – vanno superate con buoni argomenti, e al limite votando. Il Comitato direttivo della Bce può decidere a maggioranza semplice come ha fatto in passato senza troppi traumi”.