Rimborsi elettorali ai partiti, il punto sulla riforma
8 giorni, 10 ore, 55 minuti e 16 secondi. Questo “il tempo trascorso dall’impegno dei presidenti delle Camere per la riforma del finanziamento ai partiti.” Così recita la didascalia che accompagna il timer che, da qualche giorno, scorre inesorabilmente sulla homepage del Corriere.it. Poco più di 200 ore per cercare di dare nuove regole al meccanismo che sovvenziona le casse dei partiti politici e recuperare una credibilità del sistema sempre più minata dai recenti scandali che hanno coinvolto le tesorerie de La Margherita e della Lega Nord. Uno sforzo contro il tempo quello della triade di maggioranza Alfano, Bersani e Casini. Un lavoro di cesello istituzionale per cercare di mettere a tacere o almeno smorzare le inevitabili polemiche che da più parti si sono sollevate quando “spaghettini al caviale” e spese pazze hanno invaso le cronache dei giornali.
[ad]In un primo tempo, siamo a mercoledì di questa settimana, doveva essere un emendamento da presentare al decreto fiscale in via di approvazione. Una vera riforma del sistema dei rimborsi elettorali? Un taglio drastico del “finanziamento”? Non esattamente. Nella sostanza si trattava di un emendamento sulla trasparenza che prevedeva cinque semplici punti.
1) Commissione per la trasparenza e il controllo dei bilanci dei partiti politici. Una commissione a tre, presieduta dal Presidente della Corte dei Conti e composta da Presidente del Consiglio di Stato e dal Primo Presidente della Cassazione, che controllerà i bilanci dei partiti a partire dalla rendicontazione relativa all’anno passato.
2) Trasparenza. I bilanci dovranno essere certificati obbligatoriamente da società iscritta all’albo speciale della Consob e pubblicati in rete sui siti dei partiti e su quello ufficiale della Camera.
3) Investimenti. Gli eventuali “tesoretti” nelle casse dei partiti potranno essere investiti esclusivamente in titoli emessi dallo Stato italiano.
4) Controllo su donazioni e contribuzioni. Le contribuzioni dei partiti politici a fondazioni, enti e istituzioni o società di importo superiore a 50.000 euro annui dovranno essere sottoposte al controllo della Commissione per la trasparenza. Per quanto riguarda le donazioni ai partiti, sarà necessario rendere pubbliche quelle superiori a 5.000 euro.
5) Sanzioni. Nel caso in cui, la neonata Commissione sulla trasparenza dei bilanci dei partiti rileverà «irregolarità, i Presidenti della Camera e del Senato provvederanno ad applicare, su proposta della Commissione, sanzioni amministrative pecuniarie pari a tre volte» l’importo delle violazioni commesse.
L’emendamento, così formulato dai tecnici dei tre principali partiti della maggioranza, ha avuto vita brevissima e a distanza di 24 ore era già stato dichiarato inammissibile dal Presidente Fini. Lo stop all’emendamento, dovuto alla nota contrarietà del Presidente Napolitano alle “leggi omnibus”, ha costretto i tre leaders di maggioranza a presentare il medesimo testo sotto forma di disegno di legge. Disegno di legge da approvare in tempi brevissimi grazie ad una “corsia preferenziale” prevista dai regolamenti: il ricorso all’esame in commissione Affari costituzionali in sede legislativa.
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